Putin: “La Situazione è, in una certa Misura, Rivoluzionaria”

di Pepe Escobar

Putin ha centrato il punto in cui ci troviamo: sull’orlo di una rivoluzione!

In un discorso onnicomprensivo tenuto alla sessione plenaria del 19° incontro annuale del Valdai Club, il Presidente Putin ha lanciato una critica devastante e a più livelli dell’unipolarismo.

Da Shakespeare all’assassinio del generale Soleimani; dalle riflessioni sulla spiritualità alla struttura dell’ONU; dall’Eurasia come culla della civiltà umana all’interconnessione tra BRI, SCO e INSTC; dai pericoli nucleari a quella penisola periferica dell’Eurasia “accecata dall’idea che gli Europei siano migliori degli altri”, il discorso ha evidenziato, in stile Brueghel, un quadro della “pietra miliare storica” che abbiamo di fronte, nel bel mezzo del “decennio più pericoloso dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.”

Putin si è persino spinto a dire che, secondo le parole dei classici, “la situazione è, in una certa misura, rivoluzionaria” poiché “le classi superiori non possono e le classi inferiori non vogliono più vivere così”. Quindi tutto è in gioco, perché “il futuro del nuovo ordine mondiale si sta delineando davanti ai nostri occhi.”

Al di là di uno slogan accattivante sui giochi dell’Occidente, “sanguinosi, pericolosi e sporchi”, il discorso e gli interventi di Putin alla successiva sessione di domande e risposte dovrebbero essere analizzati come una visione coerente di passato, presente e futuro. Qui proponiamo solo alcuni dei punti salienti:

“Il mondo sta assistendo al degrado delle istituzioni mondiali, all’erosione del principio della sicurezza collettiva, alla sostituzione del diritto internazionale con le ‘regole.’ “

– “Anche all’apice della Guerra Fredda, nessuno negava l’esistenza della cultura e dell’arte dell’avversario. In Occidente, ora, ogni punto di vista alternativo è dichiarato sovversivo.

“I nazisti bruciavano i libri. Ora i padri occidentali del ‘liberalismo’ mettono al bando Dostoevskij.”

“Esistono almeno due ‘Occidente.’ Il primo è tradizionale, con una ricca cultura. Il secondo è aggressivo e colonialista.”

La Russia non si è mai considerata e non si considera un nemico dell’Occidente. La Russia ha cercato di costruire relazioni con l’Occidente e la NATO – per vivere insieme in pace e armonia. La loro risposta a ogni cooperazione è stata semplicemente un ‘no.’ “

“Non abbiamo bisogno di un attacco nucleare all’Ucraina, non ha senso – né politico né militare.”

– In parte la situazione tra Russia e Ucraina può essere considerata una guerra civile: Quando avevano creato l’Ucraina, i Bolscevichi l’avevano costituita con territori primordialmente russi – le avevano dato tutta la Piccola Russia, l’intera regione del Mar Nero, l’intero Donbass. L’Ucraina si è evoluta come uno Stato artificiale.”

Ucraini e Russi sono un unico popolo – questo è un fatto storico. L’Ucraina si è evoluta come uno Stato artificiale. L’unico Paese che può garantire la sua sovranità è quello che l’aveva creata: la Russia.”

Il mondo unipolare sta per finire. L’Occidente non è in grado di governare il mondo da solo. Il mondo si trova ad una tappa storica prima del decennio più pericoloso e importante dalla Seconda Guerra Mondiale.”

“L’umanità ha due opzioni: o continuiamo ad accumulare il fardello di problemi che sicuramente ci schiaccerà tutti, o possiamo lavorare insieme per trovare soluzioni.”

In mezzo ad una serie di discussioni coinvolgenti, al Valdai il cuore della questione è il suo rapporto del 2022, “Un mondo senza superpotenze“.

La tesi centrale del rapporto – eminentemente corretta – è che “gli Stati Uniti e i loro alleati non godono più dello status di superpotenza dominante, ma l’infrastruttura globale che li serve è ancora in piedi.”

Naturalmente tutte le principali questioni interconnesse attualmente al centro del dibattito si sono esacerbate perché “la Russia è diventata la prima grande potenza che, guidata dalle proprie idee di sicurezza ed equità, ha scelto di rifiutare i benefici della ‘pace globale’ creata dall’unica superpotenza.” Beh… non proprio “pace globale” piuttosto un’etica mafiosa del “o la borsa o la vita”.

Il rapporto caratterizza in modo assai diplomatico il congelamento delle riserve d’oro e di valuta estera della Russia e lo “smantellamento” delle proprietà russe all’estero come “giurisdizioni occidentali,” “se necessario” guidate “dall’opportunità politica piuttosto che dalla legge.” Si tratta, in realtà, di un vero e proprio furto, all’ombra dell’ “ordine internazionale basato sulle regole.”

Il rapporto – ottimisticamente – prevede l’avvento di una sorta di “pace fredda” normalizzata come “la migliore soluzione oggi disponibile” – riconoscendo che almeno questo è tutt’altro che garantito, e che “non fermerà la totale ricostruzione del sistema internazionale su nuove basi.”

La base per l’evoluzione del multipolarismo era stata infatti presentata dal partenariato strategico Russia-Cina solo tre settimane prima che le provocazioni imperialmente ordinate costringessero la Russia a lanciare l’Operazione militare speciale (OMS).

Parallelamente, i lineamenti finanziari del multipolarismo erano stati proposti almeno dal luglio 2021, in un documento scritto congiuntamente dai professori Michael Hudson e Radhika Desai.

Il rapporto del Valdai riconosce opportunamente il ruolo delle medie potenze del Sud globale che “esemplificano la democratizzazione della politica internazionale” e possono “agire come ammortizzatori durante i periodi di sconvolgimento.” Si tratta di un riferimento diretto al ruolo di protagonisti dei BRICS+.

Nel quadro generale dello scacchiere, l’analisi tende a diventare più realistica se si considera che “il trionfo dell’unica vera idea rende impossibile per definizione un dialogo e un accordo efficaci con i sostenitori di opinioni e valori diversi.”

Putin vi ha alluso più volte nel suo discorso. Non c’è alcuna prova che l’Impero e i suoi vassalli si discosteranno dal loro unilateralismo normativo imposto.

Quanto al fatto che la politica mondiale stia iniziando a “tornare rapidamente ad uno stato di anarchia costruito sulla forza” è evidente: solo l’Impero del Caos vuole imporre l’anarchia, poiché ha completamente esaurito gli strumenti geopolitici e geoeconomici per controllare le nazioni ribelli, a parte lo tsunami delle sanzioni.

Quindi il rapporto ha ragione quando identifica che il sogno infantile neo-hegeliano della “fine della storia” è andato a sbattere contro il muro della Storia: siamo tornati allo schema dei conflitti su larga scala tra centri di potere.

Ed è anche un fatto che “cambiare semplicemente l’ ‘operatore’ com’era successo nei secoli precedenti” (come gli Stati Uniti quando avevano preso il posto della Gran Bretagna) “non funzionerà.”

La Cina potrebbe nutrire il desiderio di diventare il nuovo sceriffo, ma la leadership di Pechino non è assolutamente interessata. E anche se ciò accadesse, l’egemone si opporrebbe ferocemente, poiché “l’intero sistema rimane sotto il suo controllo (soprattutto la finanza e l’economia).”

Quindi l’unica via d’uscita, ancora una volta, è il multipolarismo – che il rapporto caratterizza, piuttosto vagamente, come “un mondo senza superpotenze,” ancora bisognoso di “un sistema di autoregolamentazione, cosa che implica una libertà d’azione molto maggiore e la responsabilità per tali azioni.”

Nella Storia sono successe cose più strane. Allo stato attuale, siamo immersi nel vortice di un collasso totale. Putin ha in effetti centrato il punto in cui ci troviamo: sull’orlo di una rivoluzione.

A completamento dell’articolo aggiungiamo un video con la sintesi del discorso di Putin al Valdai Club, ottimamente doppiato da Massimo Mazzucco. Il testo integrale lo potete trovare sul sito di La Casa del Sole.

Articolo di Pepe Escobar

Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

Fonte originale: https://strategic-culture.org/news/2022/10/28/putin-situation-is-to-certain-extent-revolutionary/

Fonte: https://comedonchisciotte.org/putin-la-situazione-e-in-una-certa-misura-rivoluzionaria/

QUANDO INIZIA LA FELICITà
Di domande, nascite e rinascite
di Gianluca Gotto

Quando Inizia la Felicità

Di domande, nascite e rinascite

di Gianluca Gotto

Cosa stai facendo per farti trovare? E se le cose andassero bene così come sono?

"Quando inizia la felicità” tra le tante cose, è un libro di domande.

Una per ogni capitolo, e poi decine sparse tra le pagine.

In mezzo a racconti di viaggi, esperienze e incontri nel mondo.

"Ce n'è una per chi si sente in ritardo nella vita. C'è la domanda che mi scosse quando stavo per rinunciare a partire per l'Australia perché avevo paura.

E poi c'è quella che ascoltai su una spiaggia di Puerto Escondido e innescò un lungo processo interiore che mi ha portato a superare la mia più grande fobia. C'è la domanda che aiutò me e Claudia a capire che per una volta la scelta giusta era restare e non partire.

E quella che ci aiutò ad andare avanti in un periodo di grande fragilità e tristezza.

C'è una domanda per chi vuole sempre di più, senza rendersi conto di avere già tutto.

Una per chi vuole troppo bene agli altri, e troppo poco a se stessa/o.

C'è una domanda che serve a non dimenticare mai cosa sognavamo, perché i sogni ci dicono chi siamo veramente.

Ci sono tante domande che riguardano il mondo buddhista. Le ho ascoltate dai monaci oppure sono emerse dentro di me osservandoli.

Ce n'è una che mi è stata molto utile nel mio primo anno da papà. Un'altra per guardare con occhi diversi al senso di colpa.

E ce n'è persino una per chi teme di non trovare mai l'anima gemella.

C'è la domanda che dà il titolo al libro: quando inizia la felicità?

Ogni mia grande rivoluzione personale, che fosse professionale, relazionale o spirituale, è iniziata non da una certezza assoluta, ma da una domanda.

La ricerca di una risposta era l’unico modo per conoscere la verità. E quando non la trovavo subito, ero costretto a partire per cercarla. Nel mondo, dentro me stesso, nelle altre persone.

Questo libro è una raccolta delle domande che più di tutte hanno smosso qualcosa di profondo nel mio cuore e nella mia mente. Sono domande inusuali, talvolta molto specifiche, in altri casi bizzarre.

Portano alla riflessione, ma anche al desiderio di agire per cambiare le cose. Spesso risultano scomode, addirittura impertinenti, ma sono necessarie per far emergere dal caos interiore uno spunto, una consapevolezza, un frammento appuntito di verità da maneggiare con cura.”

In Quando inizia la felicità, Gianluca Gotto condivide le domande che lo hanno accompagnato nel corso della sua crescita personale per raccontare senza reticenze le esperienze vissute in questi ultimi anni.

I momenti difficili e le fragilità, ma anche la sua rinascita, i sogni realizzati, la consapevolezza acquisita attraverso il buddhismo, i tanti incontri che hanno illuminato la sua strada, l’amore smisurato per Claudia e la gioia, immensa, della paternità.

Un libro pieno di consigli e spunti per vivere al meglio la propria vita, ma anche rassicurante come una tazza di tè in un freddo pomeriggio di pioggia, il primo abbraccio dopo molto tempo, una chiacchierata con quell’amico che ti ascolta senza giudicare.

Un diario di viaggio scandito da domande su cui tornare più e più volte, per trovare un segnale, un’ispirazione, una motivazione a smettere di aspettare o inseguire la felicità, ma cercarla dove già siamo: qui e ora.

Crederci. Crederci sempre

"Io la sognavo una vita così. Una vita in cui poter girare per l'Asia per mesi, per poi svegliarmi una mattina a Bali e decidere su due piedi di voler tornare in Europa.

Passare un paio di giorni a Bangkok per mangiare pad thai e salutare l'Oriente. Andare a trovare mia nonna a Torino, poi salire a bordo della mia casa su ruote e ripartire.

E alla prima sera on the road, guardando le stelle, discutere con la mia anima gemella della prossima meta. Oppure viaggiare e basta, senza meta, inseguendo solo ed esclusivamente le coordinate della felicità.

Sognavo di poter fare della stanza di una guest-house o della hall di un aeroporto il mio ufficio e del mondo intero la mia casa.

Poter lavorare in remoto da qualsiasi punto del pianeta e guadagnarmi da vivere facendo ciò che più amo. La sognavo una vita così: libera. E vi dico la verità, da qualche parte tra la testa e il cuore sentivo di potercela fare per davvero, fin dal primo giorno.

Forse è quello che ha fatto la differenza: crederci.

Crederci sempre."

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