di Sergio Costanzo
L’articolo che segue riguarda un aspetto quasi del tutto sconosciuto ai più, ma che è indispensabile conoscere per capire meglio l’ambiente nel quale viviamo e poter scegliere con maggiore consapevolezza come muoverci e perché.
Lo scrittore biologo di questo lavoro, Sergio Costanzo, merita di essere menzionato per la sensibilità e la cultura (1°premio al concorso nazionale “Italia medievale 2011”, con il romanzo “Io Busketo”) che lo hanno indotto a far parte di varie missioni in giro per il mondo, con il “Gruppo di Chirurgia d’Urgenza”.
Luoghi ad Alta Energia
Il luogo è per definizione “una porzione di spazio dalla rete materialmente o idealmente delimitata”. Dalla notte dei tempi, le necessità fondamentali dell’essere umano sono rimaste inalterate: reperire il nutrimento fisico e spirituale.
È per rispondere a questo bisogno primordiale che l’uomo nel corso dei millenni ha delimitato fisicamente, ma soprattutto idealmente, siti particolari per connotazioni geofisiche ed energetiche.
Energia, un termine derivato dal greco, dato dalla fusione di due parole: “en” = dentro ed “ergon” = lavoro, opera.
Dunque, “Luoghi d’Energia”, ovvero porzioni di spazio idealmente o concretamente circoscritti in grado di produrre autonomamente e intimamente un lavoro.
In altre parole località capaci di emanare energie di varia natura che inevitabilmente si compenetrano e interagiscono con tutte le altre forme energetiche, inclusa quella condensata, ossia, la materia.
Associare i due termini e i significati che sottendono è invero abbastanza arduo ed inusuale almeno per l’uomo moderno, ma questo concetto è stato il fondamento su cui si è basata la ritualità e la quotidianità umana in ogni epoca e ad ogni latitudine.
I “Luoghi d’Energia o Luoghi Alti” come li definiscono i francesi, hanno da sempre rappresentato un punto di riferimento per l’uomo alla ricerca del benessere e della salute fisica, ma soprattutto del contatto col Trascendente.
Nel corso dei millenni, in virtù delle loro caratteristiche, questi siti sono divenuti aree di culto, in onore di divinità le più disparate, o luoghi di cultura e potere. Paradossalmente questo intimo legame tra energia e fede, energia e conoscenza, ne ha decretato l’alienazione e l’oblio.
Le nebbie del passato vanno gradualmente dissolvendosi e da più parti si alzano voci autorevoli, nel tentativo di portare l’uomo a riappropriarsi di quella cultura e quella conoscenzache gli erano proprie.
Purtroppo, agli albori del terzo millennio, vittima consapevole eppur complice di una fretta imperante, l’uomo ha poco tempo e poca voglia di porsi domande e, in questo contesto di cultura preconfezionata, preferisce assumere una forma mentis non sua alla quale si adegua e si adatta.
“Cogito ergo sum” sembra così fuori moda da apparire offensivo e molte riflessioni sulla natura dei luoghi e sul rapporto intimo con la terra sono relegate al mondo degli “esoteristi”, degli “studiosi del paranormale”, degli “scienziati di frontiera” o dei curiosi come me.
Così, purtroppo, molti richiami cadono nel vuoto. Se per esempio le teorie del Dottor Hartmann fossero state recepite con più attenzione, oggi forse saremmo qualche passo avanti nell’irto ed erto cammino per il recupero della Conoscenza e padroneggeremmo un sapere che è invece relegato ancora al mondo delle cose oscure e nascoste.
Una conoscenza che era insita in tutte le culture antiche e che era stata trasmessa e conservata con cura da generazioni di sciamani, sacerdoti, veggenti, sensitivi, druidi, profeti, monaci e architetti.
Ecco dunque questo tentativo modesto di aprire uno spiraglio, di esplorare il nostro mondo, di concepire la Terra come un essere vivo e pulsante capace di agire, reagire e soprattutto interagire con l’uomo e la sua energia.
Templi, caverne, menhir, piramidi, moschee, piccole pievi romaniche o maestose cattedrali, chi di noi in certi luoghi non si è sentito almeno una volta accolto, abbracciato, sollevato, e il suo respiro si è fatto sincrono, ritmato, con un altro soffio più ampio, immenso…
Questi luoghi che dalla preistoria hanno richiamato a sé l’uomo, sono stati frequentati, armonizzati, modificati, usurpati, ma ancora oggi il battito della Terra è forte e presente.
I Luoghi
Che cos’è dunque un luogo d’energia? È scientificamente provato che utilizziamo solo il 10% delle nostre potenzialità cerebrali. Anche la percezione, attraverso i nostri sensi, è parziale. Riusciamo ad udire solo determinate frequenze, così come riusciamo a vedere e a percepire solo una gamma limitata di radiazioni cromatiche.
Tutto ciò è considerato normale, mentre non si pensa altrettanto di persone che manifestano capacità “extrasensoriali”. Un rabdomante per esempio riesce a sentire l’acqua a diversi metri sotto terra, un radioestesista riesce a captare le energie sottili o le onde di forma. Tali facoltà erano nei tempi passati considerate doni, coltivate, e utilizzate.
Ebbene i luoghi d’energia, naturali o creati dall’intervento umano, sono quei posti che contribuiscono ad aumentare le nostre percezioni, il nostro benessere, il nostro metabolismo, fino a giungere a diretto contatto con il Trascendente.
L’attenzione estrema che i nostri antenati ponevano nell’ascoltare il ritmo della terra, li portava non solo ad identificarne i punti energetici, ma anche le aree dove fosse malsano abitare, vivere, lavorare.
Le conoscenze della loro salubrità o meno sono state quasi sempre appannaggio della casta sacerdotale. Nell’antichità i cinesi sceglievano le zone dove costruire secondo lo studio delle simmetrie dell’ambiente circostante. Greci e latini facevano pascolare e dormire le greggi per un anno sui terreni dove volevano costruire.
Nei vecchi monasteri in Himalaya si orientavano le celle per i monaci in modo che fossero contenute entro uno spazio del reticolo di Hartmann, e quindi in zona neutra. Gli antichi luoghi sacri pagani e paleocristiani sono saturi di energia positiva.
Dolmen, obelischi, menhir, piramidi e poi le grandi cattedrali: i costruttori hanno sempre tenuto in considerazione lo studio e la ricerca di ambienti carichi di energie positive e della neutralizzazione di quelle negative.
Dai Menhir alle Cattedrali
I menhir punteggiano la superficie della Terra dall’estremo Oriente all’Irlanda, sull’isola di Pasqua come in Africa o in Australia, in Sud America come negli attuali Stati Uniti. La cultura megalitica permetteva all’uomo di rilevare i nodi geo-patogeni, o zone ad energia nociva.
Collocare a terra un menhir equivaleva a praticare una sorta di agopuntura per trasformare le griglie vibratorie negative, una sorta di sanificazione del terreno, e gli obelischi di pietra fungevano da trasmettitori che irradiavano nella zona circostante energia positiva, una funzione che anche oggi continuano ad avere.
Gli antichi Romani non solo orientavano tutte le costruzioni in relazione ai reticoli, come del resto i Celti prima di loro, ma il tracciato delle loro strade, seguendo le indicazioni degli àuguri, evitava dove possibile luoghi ad energia deleteria.
Questo per ridurre l’affaticamento dei loro soldati in marcia. Così nell’antica India, le griglie sono state usate per definire il concetto degli otto dishas (una sorta di sesto senso) e più precisamente per stabilire l’orientamento delle tempie (e quindi della testa) in relazione alle zone ove risiedere, come è spiegato nei Vastushastras.
I costruttori di cattedrali nel medioevo, oltre ad usufruire delle località già conosciute sotto il profilo cultuale ed energetico, eressero meravigliose torri aventi, tra l’altro, la funzione di antenne ricetrasmittenti di energie cosmo-telluriche.
In definitiva alcuni luoghi furono selezionati, frequentati, modificati, al fine di potenziarne gli effetti benefici e quindi migliorare le condizioni vitali degli uomini; altri invece furono scelti e potenziati a fini terapeutici o per innalzare lo Spirito verso mondi superiori.
I Megaliti
Le civiltà che ci hanno preceduto su questa terra hanno lasciato, sin dall’epoca eneolitica (eneo = di bronzo), tracce evidenti e affascinanti che le culture successive hanno tentato di spiegare, plagiare, demonizzare.
In alcune zone del pianeta riscontriamo un’ampia quantità e qualità di testimonianze, ma si può considerare che i menhir siano dispersi in tutto il mondo.
“Menhir” è un termine di derivazione brétone e significa “luogo delle pietre” o “lunghe pietre” e proprio la Britannia è forse uno dei paesi dove è possibile rilevarne un numero maggiore.
Nella foresta di Montargis si trova un menhir presso il quale ancora adesso si recano le donne che non riescono a concepire.
Oltre all’aspetto vibrazionale, è importante sottolineare lo sforzo e le implicazioni tecnologiche che hanno permesso l’escavazione, il trasporto e la posa di questi enormi massi, aspetti ancora non del tutto chiariti.
Dove non arrivò la ragione poté l’immaginazione o ancor più la Chiesa. Così i vari siti megalitici che oggi conosciamo vennero considerati opera dei pagani o del diavolo, identificando i menhir come fanciulle pietrificate per aver violato un comandamento, o buoni cristiani ridotti in pietra da Satana in persona.
Ci fu così nel tempo il tentativo di “cristianizzare” i menhir, certamente con scarso successo. Queste pietre infisse nel terreno si ritrovano dunque in tutto il mondo.
Anche se i cultori della storia dell’arte e dell’archeologia non hanno azzardato accostamenti, dal punto di vista del ruolo deputato a tali strutture, si possono tentare delle ipotesi.
Citerei ed accomunerei ad esse gli obelischi, presenti soprattutto in Africa e in Medio Oriente (quelli di Karnak, in Egitto, risuonavano come enormi diapason), ma anche le enigmatiche figure antropomorfe dell’Isola di Pasqua, le colonne ferree e le nostre steli di Luni, in Toscana.
Anche nei centri oracolari, che erano caratterizzati dalla presenza di pietre fittili (plasmate con la terracotta; ndr) e spesso ad una certa distanza dal blocco principale, erano collocati altri massi minori, quasi a costituire una rete per la circolazione delle energie.
A Delfi esiste ancora una copia dell’Omphalos (ombelico), una pietra infissa a terra. Si narra che il luogo era dedicato a Gaia, ed era protetto dal serpente Pitone. Apollo uccise il serpente e sul luogo della contesa fece erigere una colonna.
Analoga storia si racconta per Delo, o per Montovolo (centro oracolare etrusco sull’appennino tosco emiliano). A Pergamo in Turchia, la pietra che indica l’omphalos ha due serpenti scolpiti in bassorilievo, animali utilizzati per simbolizzare le forze energetiche sotterranee.
Una nota particolare per reperti litici poco conosciuti, ma anch’essi dispersi in tutto il mondo. Si tratta di sfere di dimensioni e peso considerevoli, alcune volte rinvenute isolate, altre inglobate in complessi architettonici di successiva edificazione.
In Europa si rilevano più numerose in Serbia, ma segnalazioni certificate le collocano in 122 nazioni. Queste pietre infisse nel terreno, dunque, hanno costituito antenne ricetrasmittenti di energia cosmo-tellurica a beneficio degli uomini che seppero come usarla.
Nei primi secoli del cristianesimo, un gruppo di asceti (chiamati stiliti; ndr) scelse come luogo di meditazione l’apice di monoliti infissi nel terreno e in alcuni casi lo elesse a propria dimora. Il più famoso di essi è sicuramente San Simeone Stilita che in Siria dimorò per quasi trent’anni alla sommità di una colonna alta 17 metri.
È logico pensare che oltre alla loro carica votiva, questi uomini ricevessero e usassero una particolare energia proprio dal luogo ove risiedevano. Vicino alla colonna, intorno al 490, fu edificato un complesso monumentale abbandonato in seguito per l’avvento dell’Islam.
Oggi, di quella colonna rimane solo un moncone eroso dal tempo e dall’incuria. Sarebbe interessante analizzare, anche da un punto di vista radioestesico, l’energia di tali aree.
I menhir di pietre isolate sono stati poi messi in modo da formare dei complessi in fila, talvolta di poche unità, come nell’area sacra di Sa Perda Longa in Sardegna. Questi allineamenti, seguivano verosimilmente vie d’acqua sub-aeree o linee di energia particolarmente potenti.
Impressionante il numero e le dimensioni dei menhir allineati a Carnac, in Francia. La leggenda vuole che una folla inferocita inseguisse un tale e che per intervento divino venisse pietrificata.
Altre strutture organizzate sono definite”Cromlech”, (dal gallese crom = rotondo, e lech = pietra) costruzioni circolari la cui funzione era forse molteplice, sacrale ed astronomica.
Anche se la maggior parte di questi recinti sacri si ritrova nel nord Europa, vi sono alcuni esempi anche in Italia e in particolare in Valle d’Aosta. Il più famoso e studiato rimane quello di Stonehenge, ma vale la pena di ricordare anche il cerchio di Avebury.
Altre edificazioni litiche posizionate in luoghi a particolare carica energetica sono i “Dolmen” (dal bretone dol = tavola, e men = pietra) lastre poste orizzontalmente su sostegni verticali.
La Sardegna può vantare il più importante Dolmen di tutta l’area mediterranea, un insieme roccioso del peso complessivo di 27 tonnellate. (Alto m 2,70 e lungo m 5).
Le Vie Cave o Tagliate Etrusche
Altre zone abbastanza misteriose per origine e significato, sono le Tagliate Etrusche. Disseminate in tutta la Toscana ed il Lazio, sono vere e proprie vie cave intagliate nella roccia. Sono state avanzate alcune ipotesi, ma tutte fumose e poco convincenti.
È noto che la religione etrusca fosse impregnata di concetti divinatori ed esisteva un vero corpus letterario che i Romani chiamarono “Disciplina etrusca”. Erano abili minatori e molto del loro sapere era attribuito alla Terra.
La leggenda narra che il dio Tàges, sotto le spoglie di neonato, era apparso tra le zolle del campo che il leggendario eroe Tarconte stava arando. Il fanciullo spiegò i segreti della divinazione da cui il nome “Disciplina Tagetica”.
È verosimile che le vie cave seguano vere e proprie linee di forza e che i luoghi di culto, oggi abbandonati e spesso irraggiungibili, fossero luoghi di alta energia, come le aree scelte dagli stiliti. Sarebbe interessante valutarne il reale stato energetico.
Pozzi e Sorgenti
Analizzare la miriade di sorgenti ed acque alle quali nel tempo sono state attribuite proprietà particolari, è pressoché impossibile.
Vale la pena ricordare tutte le fonti termali di cui la nostra Italia è particolarmente ricca. È risaputo che ogni acqua ha effetto terapeutico per l’una o l’altra patologia, ma nessuno ha mai saputo dare una spiegazione scientifica al fenomeno.
Sono dell’opinione che la ragione vada ricercata nell’ambito delle energie che l’acqua con la sua capacità chimica, ma anche con la sua memoria specifica, è in grado di veicolare. Molti dei santuari edificati in epoca cristiana hanno incorporato pozzi o fontane ed ancor oggi all’acqua sono legati fenomeni denominati “miracoli”.
Voglio qui ricordare il Pozzo di Santa Cristina in Sardegna. La vista dall’alto ne evidenzia una struttura esterna a “serratura” forse in assonanza con l’organo generatore della Dea Madre. Al centro del monumento una scalinata scende nel sottosuolo.
Tutte le strutture murarie sono di pietra basaltica, facilmente reperibile ma di eccezionale durezza alla lavorazione. La costruzione risale al XII secolo avanti Cristo e da allora è stata sede di cerimonie liturgiche che hanno attraversato il tempo e la storia.
È stata condotta un’attenta analisi e sono stati diagrammati i livelli energetici che variano man mano che si scende la scalinata, fino ad arrivare in contatto con l’acqua. Seguendo quanto affermato da Mario Aresu e Lello Fadda, al primo gradino, sono stati rilevati 2.000 Bovis.
Il livello sale via via che la discesa procede, fino ad arrivare a 7.800 Bovis al decimo gradino. Scendendo ancora si arriva al ventiquattresimo gradino con 34.000 Bovis e al contatto con l’acqua se ne raggiungono 410.000.
Questi livelli energetici fanno pensare che l’avvicinamento alle acque rappresentasse un vero e proprio cammino di iniziazione o comunque un percorso di scarico e ricarico di energie per chi si fosse recato giù al pozzo e si fosse immerso nelle sue acque.
Fonti greche e latine riportano dell’usanza dei Sardi di recarsi presso i loro monumenti per i riti di “incubazione”. Si trattava di rituali di guarigione in cui, per cinque giorni e cinque notti una persona soggiornava o addirittura dormiva in queste aree ad alta vibrazione.
Pozzi analoghi sono numerosissimi in Sardegna, almeno 50, alcuni come quello di Milis a Golfo Aranci sono in pessime e degradate condizioni. Ne esistono anche nel resto d’Italia e d’Europa. Sicuramente però, o se ne è perduta la traccia o sono stati immessi e snaturati da costruzioni posteriori.
Cito solo per cronaca il pozzo druidico di Chartres, posto 37 metri sotto il pavimento e ormai sacrificato alla splendida cattedrale gotica. Sarebbe interessante riuscire a scorgerne altri.
Le Piramidi
Molto, forse troppo, si è detto e scritto intorno alle piramidi. Ancora pochi, o relegati al mondo del paranormale, sono i contributi che affrontano l’argomento da un punto di vista vibrazionale.
Mi piace ricordare che tre grandi personaggi della storia, che non esiterei a definire “iniziati” decisero di dormire, (vedi sopra riti di incubazione), nella grande piramide di Cheope.
Se Alessandro Magno, Giulio Cesare e Napoleone Bonaparte fecero tanta strada e condussero perigliose campagne militari allo scopo di sperimentare in prima persona le proprietà energetiche di questa enorme struttura, un motivo ci sarà stato di certo.
La grande piramide è dunque la più studiata; grande interesse destano le sue dimensioni, gli allineamenti rispetto ai sistemi stellari, il ripetersi, nelle sue proporzioni, delle più importanti costanti matematiche.
È definita di Cheope o Khufu in modo erroneo, giacché la stele scoperta da Auguste Mariette e attualmente conservata al museo del Cairo riporta che “Khufu pensò al restauro del tempio di Iside (Signora della Piramide), situato vicino alla Sfinge”.
Ma questa edificazione è innanzitutto una macchina energetica capace di convogliare e amplificare le energie, e del resto l’origine del suo nome (pyr = fuoco) traducibile come “fuoco nel mezzo” lascia pochi dubbi.
Nel 1930 monsieur Bovis notò che gli animali rinvenuti morti al suo interno, non erano putrefatti, ma mummificati. Il filosofo Paul Brunton ottenne dal Cairo l’autorizzazione a trascorrere una notte nella camera del Re, e stilò un dettagliato resoconto dell’incredibile esperienza.
Successivamente grazie agli studi di Verne Cameron e Karl Drbal, si arrivò alla conclusione che le strutture geometriche a forma piramidale sono dei generatori di energia e che la loro massima emanazione si manifesta a circa un terzo dell’altezza totale.
Infatti, in questa posizione nella piramide di Cheope è collocata la Camera dei Re, la quale più che una tomba, è un luogo di culto e di guarigione. Relativamente a tali costruzioni sono stati osservati due fenomeni particolari:
1. L’energia viene concentrata e convogliata intorno all’asse verticale che passa attraverso l’apice della piramide stessa.
2. L’energia esce dalla sua sommità in una forma a spirale.
Sono stati annotati molti fenomeni importanti utilizzando modelli fatti di pietra, legno, carta, plastica. Ponendo un alimento all’interno della piramide, ad un’altezza di circa un terzo del totale, l’alimento si disidraterà e se mantenuto a lungo verrà mummificato.
Il latte non va incontro a degradazione ma si trasforma in formaggio senza alcun additivo. I semi sottoposti a tale trattamento germinano più rapidamente e sono più sani di quelli comunemente trattati.
Potendo usufruire di grandi modelli dove un uomo può sedersi, si sono riscontrati benefìci rispetto a patologie in atto. Matematicamente, le piramidi sono proiezioni degli emisferi terrestri e quella di Cheope è in perfetta armonia con le espressioni del creato.
Come è noto, i monumenti più conosciuti aventi una struttura piramidale sono in Egitto e Messico, ma è doveroso ricordare anche, oltre agli Ziggurat babilonesi, l’insieme dei templi disseminati in estremo Oriente.
Essi, sebbene non presentino una struttura piramidale canonica, hanno però diverse caratteristiche in comune e spesso sono sovrastati da pinnacoli altissimi aventi verosimilmente le stesse funzioni attribuite ad un Menhir.
Contrariamente a quanto si pensa, le piramidi sono diffusissime in tutto il mondo. Si hanno testimonianze in Ucraina, in Brasile e Perù, in Mauritania, Mozambico e Namibia, ma anche in Australia e grande interesse destano quelle sommerse al largo dell’Isola di Pasquae delle Bermude.
Anche l’Italia ha le sue: a Montevecchia in Lombardia, in Sicilia nei pressi di Enna ed in Sardegna a Monte d’Accoddi.
I Templi “Pagani”
Quando si parla di luoghi d’energia, forse viziati da una certa moda o tendenza, la mente corre immediatamente alle popolazioni celtiche, bretoni o egizie e compiendo un salto epocale enorme, si approda come d’incanto alle cattedrali gotiche.
A titolo informativo, come ho già detto, si riporta ormai dappertutto come la cattedrale di Chartres fosse stata costruita ove anticamente c’era un pozzo druidico. È solo un esempio e ne potrei citare altri, ma quello che mi preme ricordare, sia pur brevemente, è che fra i Celti e gli architetti medievali, vissero, pregarono ed edificarono i Greci e i Romani.
Oggi tali culture sono relegate al pari dei Goti o degli Alani, fra le tradizioni pagane, per la sola colpa di essere vissute con splendore prima della predicazione di Cristo.
Le due grandi civiltà classiche ci hanno tramandato divinità proprie legate indissolubilmente ai boschi e alla terra, ma hanno anche teso un ponte tra l’Oriente e l’Occidente, introducendo in Europa alcuni riti di cui ancora si celebrano i misteri come quello Zoroastriano, o quelli legati alla grande Madre.
A partire dal III sec. a.C., il culto della dea egizia Iside, ebbe un ruolo di particolare importanza. Venne adorata sotto le sembianze di tenera madre del dio Horo fanciullo (Iside Lactans), ma anche in associazione a molte divinità del pantheon romano, quali Iside-Fortuna, Iside-Faria e Iside-Demetra.
Proprio quest’ultima associazione è particolarmente importante, dato che Iside-Demetra fu invocata dai romani come Cerere-Demetra, dea dei boschi e dei campi. In tutte le province romane il culto di Iside lasciò nei luoghi deputati alla sua adorazione, vestigia e testimonianze, che con la cristianizzazione furono assimilate o modificate.
In Francia, un piccolo villaggio sorse nelle vicinanze di un luogo dedicato a Iside. Per indicare il piccolo paese, si cominciò ad identificarlo come “par Isis”, ovvero, vicino ad Iside. Questo toponimo attraversando i secoli e sopravvivendo nella cultura celtica al latino Lutetia, divenne Paris, attuale capitale Francese.
Chiese e Cattedrali
L’avvento del cristianesimo, innestato quasi a forza in un tessuto sociale fortemente politeista, portò anche frutti amari. I luoghi che da millenni venivano frequentati per le loro caratteristiche energetiche e talvolta terapeutiche, furono piano piano assimilati ad una religione che ne snaturò quasi per intero le connotazioni iniziali.
Inoltre ciò che era patrimonio culturale di molti, divenne in modo ancor più marcato che in passato, appannaggio di una classe sacerdotale che nei secoli conquistò un potere temporale mai raggiunto prima.
Nel tentativo di demonizzare tutto ciò che poteva costituire un legame col passato, anche le conoscenze profonde delle energie finirono al bando e fu solo grazie ad una nuova categoria di persone che furono preservate e non scomparvero per sempre.
La capacità di riconoscere un luogo d’energia passò lentamente dalle classi sacerdotali, alle varie compagnie di architetti e costruttori, che fin dall’Alto Medio Evo tentarono di recuperare e praticare le antiche conoscenze. Lo stile Romanico segnò indiscutibilmente i primi secoli medievali per poi lasciare spazio al Gotico.
Un breve accenno ad altri tipi di edifici sacri.
Le Moschee
Innanzi tutto l’avvento dell’Islam non comportò la distruzione degli edifici sacri preesistenti, anzi tutte le chiese di matrice egizio-siriaca rimasero intatte. In molti frangenti, le chiese furono modificate ed adattate al culto musulmano.
È il caso della grande Moschea Omayyade in Siria. Sorge nel luogo ove nel XI secolo a.C. gli Aramei eressero un tempio al dio Hadad. Con la romanizzazione ci fu la trasformazione del tempio e fu dedicato a Giove e in seguito fu eretta la grande basilica di San Giovanni Battista.
Quando nel 636 i musulmani entrarono in Damasco lasciarono ai cristiani l’uso parziale della chiesa e una parte fu adibita a moschea. A testimonianza di ciò, è ancora consentito ai cristiani entrare nella moschea e venerare presso la cappella dove ci sono i resti della testa decollata del Battista, oppure pregare, sia pure in silenzio.
Questa intesa durò fino al 705 quando il califfo Al-Waliddecise di erigere la più grande moschea mai vista. La struttura fu ampliata, dotata di un cortile, le acque subaeree furono regimentate e convogliate alla grande fontana centrale.
L’insieme moschea-cortile, forma un rettangolo di 155 x 96 metri, dimensioni in rapporto aureo perfetto. La presenza dell’acqua è elemento comune a chiese e moschee. Considerando le condizioni climatiche del Medio Oriente, l’acqua acquista una plusvalenza.
Un luogo ove fosse presente l’acqua, oltre ad avere caratteristiche energetiche, diveniva automaticamente un luogo di potere, un luogo ambìto anche per il valore materiale dell’acqua. Possedere un pozzo è ancora oggi considerata una ricchezza.
Mi preme sottolineare che tutte le moschee hanno al loro esterno un pozzo ove attingere acqua indispensabile per le abluzioni. Ultimo elemento, se le cattedrali gotiche hanno imponenti torri, le moschee hanno snelli minareti.
La grande moschea di Damasco ne ha addirittura due, uno a metà del lato Nord, ossia il Minareto della Sposa, e l’altro all’angolo sud orientale, il Minareto di Gesù.
Secondo la tradizione musulmana infatti, nel giorno del Giudizio Universale,Gesù tornerà in terra e apparirà sul minareto. Un luogo d’energia importante direi, capace di unire nel rendiconto ultimo due religioni così lontane…
Concludendo
Tornando alle nostre chiese cristiane, aguzzando la vista, noteremo che molte hanno all’esterno un pozzo, di solito posto lateralmente.
Addirittura secondo la regola di San Bernardo, tutti i conventi venivano edificati seguendo precise disposizioni e il pozzo, di solito collocato al centro del chiostro e quindi a fianco della chiesa, era un elemento fondamentale.
Gli esempi di Friburgo e Grandson non sono che uno spiraglio in un mondo di Luce che ancora dobbiamo scoprire.
Probabilmente sarà necessario spogliarsi del nostro habitus di uomini moderni, rinunciando un pochino alla nostra estrema ratio, ma passo dopo passo potremo riappropriarci di molte cose che, sordi e ciechi, al momento, non riusciamo a cogliere.
Relazione, adattamento e cura: Sebirblu.blogspot.it
Fonte: SergioCostanzo.it