di Francesca Scoleri
“Questi tre anni sono stati per me l’esperienza più sconvolgente della mia vita. Solo frugando nei segreti della P2 ho scoperto come il potere, quello che ci viene delegato dal popolo, possa essere ridotto a un’apparenza. La P2 si è impadronita delle istituzioni, ha fatto un colpo di Stato strisciante. Per più di dieci anni i servizi segreti sono stati gestiti da un potere occulto”.
Con queste parole, Tina Anselmi riassumeva la sua esperienza alla presidenza della Commissione d’inchiesta sulla loggia massonica P2, conclusa con un buon margine di delusione da parte della stessa che dichiara: “Il mio rammarico è che non si è voluto continuare a indagare, a studiare il nostro lavoro, ad andare fino in fondo, a leggere, a soppesare i 120 volumi degli atti della Commissione, che tutti potrebbero consultare, che si trovano nella biblioteca della Camera”.
Tina Anselmi ci ha lasciati da poco all’età di 89 anni. Una donna che buona parte del Paese avrebbe voluto vedere alla presidenza della Repubblica, carica istituzionale adombrata da non pochi misteri e ambiguità negli ultimi 20 anni. Con lei avremmo certamente respirato la sana passione repubblicana del dopo ventennio.
Mal digeriva l’ambiguità Tina Anselmi; lo capì bene il generale che fu arrestato da lei durante un’audizione prevista dai lavori della commissione d’inchiesta. Lei gli rivolgeva domande su Licio Gelli e i rapporti che aveva stretto coi servizi segreti ma lui, in modo ostinato, restava fermo su una posizione di non collaborazione, al che lei disse: “Signor generale, si vergogni. Lei è tenuto, per rispetto alle istituzioni, a rispondere alla domanda che le ho fatto. E’ un soldato della Repubblica italiana e noi qui rappresentiamo proprio la Repubblica. Si ritenga agli arresti e si accomodi fuori di qui. I carabinieri lo accompagnino nell’altra stanza a riflettere. Quando deciderà di rispondere sarà di nuovo libero”.
Amava e difendeva la democrazia Tina Anselmi; la massoneria la ebbe in odio per il servizio reso attraverso i lavori della commissione che presiedeva. Consegnò al Paese tanta conoscenza sullo Stato ombra che ci segue pressoché indisturbato e impunito. Ma qui subentra il vuoto. Chi raccoglierà l’eredità di questa battaglia? Ci sono ormai poche voci coscienziose in merito.
Il progetto eversivo di Licio Gelli continua ad essere il faro di corruttele pubbliche e private, politiche e finanziarie, oggi come allora, e anche di questo, ne comprendiamo la ragione proprio nelle parole di Tina Anselmi: ”Molte cose continuano a succedere, possono avvenire e ripetersi proprio perché non è stata fatta ancora piena luce su quanto avevamo scoperto con la Commissione parlamentare sulla P2. In questo senso, le classi dirigenti politiche che si sono succedute in questi anni hanno una grandissima responsabilità. Perché nessuno ha voluto vederci chiaro, dopo che in alcuni articoli pubblicati (uno anche a firma del figlio di Gelli), si è sostenuto che gli affiliati alla Loggia P2 erano molti di più di quelli che la mia Commissione aveva scoperto? Chi sono? Finché non si farà piena luce su questo, non potremo capire chi trama dietro le quinte e, ne sono convinta, attraversa tanti ambiti della nostra società… anche quelli più insospettabili… anche quelli che dicono di volersi occupare solo di ideali o di spirito”.
La commissione c’è stata, ha fatto molto ma, il muro di gomma è ancora li. Perché? Evocando Gramsci, perché “La massoneria in Italia ha rappresentato l’ideologia e l’organizzazione reale della classe borghese capitalistica”.
Articolo di Francesca Scoleri
Fonte: themisemetis.com