Un giornale? +123%, l’elettricità? +50%, la benzina? +45%… Un rincaro medio di quasi il 60%, pari a 14.000 Euro a famiglia!
Dall’introduzione dell’euro i prezzi sono aumentati in modo esponenziale. È dal 31 dicembre 2001 che l’euro è sul banco degli imputati come principale motivo della perdita di potere d’acquisto degli italiani, peggiorata dalla crisi economica che ha colpito il nostro Paese. Il cambio ottenuto allora come una grande vittoria, quelle 1936,27 lire per un euro, fece improvvisamente diventare povera la gran parte degli italiani. Dall’introduzione dell’euro ad oggi il nostro potere d’acquisto è crollato di oltre il 15%.
Il NENS (Nuova Economia Nuova Società, la fondazione che fa capo a Pierluigi Bersani) ha fornito un termine di paragone fra i prezzi attuali e quelli di 15 anni fa. La lista dei rialzi è lunga. Eccoli.
Il caffè al bar è passato da 900 lire a 90 centesimi, la pizza margherita da 6’500 lire (3,36 a euro) agli attuali 7,5 euro. Il giornale comprato in edicola costava 1.500 lire, più o meno 75 centesimi di oggi. Comprarlo oggi significa dover spendere 1,5 euro. Un rincaro del 123%. Per l’elettricità, nel 2002 si spendevano 647mila lire (circa 334 euro), mentre oggi si parla di una spesa di 498 euro (+50% circa). Il gas ha avuto un rincaro del 16%, la benzina è passata da circa 2’000 lire per un litro agli 1,5 euro attuali (+45%).
Se siamo più poveri l’euro ha certamente delle responsabilità, ma i governanti che non hanno saputo compensare gli effetti della crisi sono e restano i primi responsabili. Quelli che ci hanno fregato. Secondo il Codacons, dal 2002 i rincari per famiglia ammontano a 14mila euro!
Dall’introduzione dell’euro ad oggi, i prezzi e le tariffe in Italia per beni e servizi di largo consumo, sono aumentati mediamente del +59,1% per un esborso pari a oltre 14mila euro a famiglia. Lo denuncia il Codacons, che fa i conti in tasca agli italiani a distanza di 15 anni dal passaggio dalla lira all’euro.
Dal gennaio 2002 al gennaio 2017, dunque, i cittadini hanno subito rincari medi del +59,1%. E se per un tramezzino si spende il 198,7% in più rispetto al 2001, non meglio va per il caffè, quello consumato al bar, il cui esborso è lievitato del 34% (sempre meno della doppia confezione da 250 gr. cresciuta del 143%) mentre quella per il classico abbinamento ‘cappuccino e brioche’ sfiora il 70%. Percentuali da brivido anche per i gelati: 15 anni fa un cono costava quasi il 160% in meno di oggi.
Rincarata notevolmente anche l’opzione ‘rosticceria’: la pizza 4 stagioni è salita dell’84% in 15 anni, seguita a ruota dai supplì che cadauno hanno registrato aumenti del 189%. Aumenti sostanziosi anche nell’alimentazione: dalle patate che toccano il +93,5% al kilo al +66% delle fettine di vitello; dal 51% delle zucchine al +75% della passata di mpomodoro in bottiglia; dal +73,5% del minestrone al 58,3% del pane al kilo.
Spaziando su altri settori la situazione non cambia: uno spazzolino da denti costa il 54,7% in più rispetto al 2001 e il dentifricio il 34% in più, calcola ancora il Codacons. Ugualmente il sapone per la lavatrice che ha registrato aumenti del 64,4% mentre l’ammorbidente si è fermato a quota 28%. Quasi esponenziale l’aumento del prezzo delle penne a sfera: in 15 anni sono salite, certifica il Codacons, del 207%.
Rincari anche per i ‘coiffeur’ dove le donne lasciano alla cassa mediamente il 48% in più, sempre però che prima non passino per un prelievo al bancomat i cui costi sono lievitati del 17,6%. Anche lo svago ha i suoi aumenti: al cinema il biglietto intero costa il 26% in più, mentre i quotidiani costano quasi il 95%in più. E non si pensi di risparmiare riducendo la mancia (minima) ai camerieri del ristorante: è aumentata anche quella del 96,1%.
Fonte http://ilsapereepotere2.blogspot.it/2017/01/a-15-anni-dalla-grande-truffa-delleuro.html