di Marco Palladino
I colletti bianchi della speculazione hanno già deciso. Ormai siamo una preda catturata, un bottino di caccia… ma gli italiani ancora applaudono e si “timbrano”.
“La finanza mondiale è in fibrillazione. Dai grattacieli di NY alla city di Londra si sta decidendo la partita del Quirinale. Perché, politica o meno, è la loro volontà che conta. Un terzo del debito pubblico italiano è in mano a costoro e ai fondi di investimento stranieri e sono loro i veri grandi elettori. Altrimenti i mercati voteranno con i piedi, cioè ci faranno a pezzi. Piaccia o meno, così stanno le cose. Ed è bene e giusto che sia così“. Questo il sunto dell’articolo di ieri di Francesco Guerrera su La Repubblica.
Un pugno immane sulla faccia ebete degli ultimi illusi, sui democratici della domenica, sugli ipnotizzati del bene del paese. Più chiari non potrebbero essere. Un pauroso calcio alla favola della “casa degli italiani”, al presunto paternalismo delle istituzioni, alla asserita sovranità popolare. Ormai siamo una preda catturata, un bottino di caccia, un corpo da sfruttare nell’harem di queste belve. Che non può più neanche aprire bocca. Perché i nostri destini si decidono altrove.
Ditemelo adesso che abbiamo un garante della costituzione, una democrazia da difendere e dei diritti da esercitare. Com’è che dite…? Ci vogliono bene… ci salvano, giusto? Siamo nient’altro che carne in scatola, che si crede una giovenca libera. Vite che non valgono più nulla, che non contano più niente, se non nella miserabile funzione di fiches, di questa bisca criminale.
La politica è completamente azzerata, perché risponde unicamente a costoro e alle loro logiche, pura amministratrice delegata dei veri padroni. Però lo spettacolo, la recita, non ce la tolgono. Ed è una rappresentazione ripugnante.
Lotte intestine, candidature fintamente ostinate, ma in realtà bruciate e umiliate in partenza, nemici che si incontrano e estremi che si uniscono, finte opposizioni che si tuffano in questo fango, parlando di patrioti. Le serpi vomiterebbero. Gli italiani applaudono e si “timbrano”. Perché si illudono di avere qualche briciola della festa, in cui saranno e sono solo gli hamburger da arrostire sulla brace.
E mentre va avanti questo carrozzone ributtante, i colletti bianchi della speculazione hanno già deciso.
Probabilmente si divertono anche, a vedere la preda agitarsi inutilmente, perché ormai in catene. Che comunque sorride, appena la più sporca delle ciotole gli viene messa d’avanti al muso.
Chi è il definitivo e unico responsabile di tutto ciò, se non un popolo piccolo e mediocre, che ha applaudito a tutti gli scempi e le “riforme” fatte in questi anni? All’avvento della moneta salvifica? Allo scippo sistematico di tutto ciò che era nostro, idolatrando i “capitani coraggiosi” e “gli investitori internazionali”? E che ora si fa marchiare a colpi di QR CODE e penetrazioni nasali? Perché è per il nostro bene. Il bene… Una parola che non può esistere nelle agende che ci stanno spappolando.
Sono riusciti a ridurre degli esseri umani dotati di pensiero, alla stregua di animali da laboratorio. Politico, economico, sociale. E adesso sanitario. Con abbinata una vera e propria pulizia etnica su base farmacologica, che fa impallidire gli orrori della storia. Niente di più nauseante sotto questo povero cielo.
Articolodi Marco Palladino