L’Isola del Silenzio

di José Luis Scanferlato

Sono in pochi oggi a sapere e a parlare della vituperabile condotta dell’attuale papa, colluso nel 1976 con la dittatura argentina che sterminò novemila persone.

Colpo di stato in Argentina 1976

Colpo di stato in Argentina 1976

L’isola del silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina” di Horacio Verbitsky è stato pubblicato in Italia solo nel 2006, trent’anni dopo il colpo di stato del 1976 in Argentina. Horacio Verbitsky è uno dei giornalisti argentini più noti grazie al successo del precedente libro “Il volo”.

“L’isola del silenzio” è frutto di un’indagine lunga 15 anni, ricca di testimonianze dei familiari dei desaparecidos, dei prigionieri sopravvissuti, e anche dei militari e dei religiosi coinvolti nella dittatura. Le testimonianze provengono sia da interviste realizzate dall’autore stesso, che dai verbali dei processi giudiziari svoltisi dopo la caduta del governo militare. L’elenco delle note bibliografiche contiene oltre 300 riferimenti.

Il titolo originale in spagnolo, El Silencio, si riferisce sia al nome dell’isola, che alla condotta vituperabile della Chiesa cattolica che, pur pienamente consapevole delle violazioni dei diritti umani, non fece sentire la minima voce di allarme.

L’isola El Silencio era di proprietà della Chiesa, un luogo di ricreazione frequentato dai propri membri, dai seminaristi fino ai cardinali Antonio Caggiano e Juan Carlos Aramburu. Nel settembre del 1979, quando la pressione internazionale arrivò a un punto tale che l’ispezione da parte della Commissione Interamericana per i Diritti Umani non poté più essere rimandata, tutti i prigionieri furono trasferiti dalla Scuola di Meccanica della Marina (ESMA) su quest’isola, dove rimasero al riparo da occhi indiscreti.

Madri dei desaparecidos agentiniLa Chiesa certamente non si limitò a fornire questo nascondiglio e ebbe un ruolo attivo su due fronti: da una parte raccoglieva le richieste dei familiari disperati delle persone scomparse, impegnate nella ricerca di notizie dei propri cari. Dall’altra, forniva conforto ai militari, offrendo loro supporto morale per giustificare le atrocità commesse sui prigionieri. Coloro che hanno letto “Il volo” ricorderanno la testimonianza del ex-capitano Adolfo Scilingo, che dopo aver gettato dall’aereo persone vive nell’oceano, venne rassicurato dal cappellano Zanchetta che quella era una «morte cristiana» che aveva la benedizione delle gerarchie ecclesiastiche.

Dalle numerose testimonianze, risulta evidente che la Chiesa era perfettamente al corrente di tutte le attività clandestine, torture comprese. Tra i personaggi che hanno collaborato con la dittatura militare sono menzionati: il cardinale Pio Laghi (all’epoca nunzio apostolico, noto per le sue partite a tennis con Emilio Massera), i cardinali Caggiano, Aramburu e Primatesta, l’arcivescovo Tortolo e i suoi vicari Emilio Graselli e Victorio Bonamín, e l’allora sacerdote Jorge Bergoglio (oggi Papa). Il libro riporta anche le testimonianze di Bergoglio e Graselli, esponendo la loro versione dei fatti nelle interviste realizzate da Verbitsky.

Due interi capitoli sono dedicati al «programma di rieducazione» dei prigionieri, grazie al quale alcuni di essi potevano avere una possibilità di sopravvivere. La rieducazione aveva un doppio scopo: sottoporre le persone ostili al regime, a un lavaggio del cervello per “convertirle” in collaboratori, e allo stesso tempo ottenere informazioni sull’identità dei compagni da arrestare. Ma non tutti erano candidati al “recupero”. I prigionieri erano divisi in tre gruppi: gli irriducibili, i deboli e i recuperabili. Quelli che rientravano in quest’ultimo gruppo dovevano avere un minimo di competenze tecniche, ad esempio un tipografo era un ottimo candidato, perché necessario per falsificare passaporti ed altri documenti. In questo modo si reclutavano schiavi utili allo scopo di favorire l’ascesa politica dell’ammiraglio Emilio Massera.

Jorge Rafael Videla RedondoNon devono sorprenderci i legami tra la Chiesa ed il potere… è una tradizione lunga quasi due millenni. Ciò che è notevole nel caso argentino, è in primo luogo che la Chiesa appoggiava i militari a tal punto, che non si capisce se la Chiesa fosse al servizio delle Forze Armate, o viceversa. Molto eloquente l’omelia di Bonamín, citata a pagina 24: «Quando c’è spargimento di sangue, c’è redenzione: Dio sta redimendo la nazione argentina per mezzo dell’esercito argentino». In secondo luogo, tutti i principi morali furono messi da parte: il fine giustificava ogni mezzo, permettendo il ritorno agli ormai dimenticati metodi della Santa Inquisizione in pieno XX secolo.

Ma ciò che più colpisce dei fatti documentati da Verbitsky, è che la Chiesa non esitò a tradire i propri membri, come i sacerdoti e i catechisti che seguendo il vangelo di Cristo si dedicavano ad aiutare i poveri, un’attività considerata troppo di sinistra e quindi nociva per la Chiesa. Questa è la storia dei gesuiti Yorio e Jalics, che hanno individuato nel cardinale Bergoglio il responsabile delle loro sofferenze, e ai quali viene dedicato un capitolo che illustra i punti di vista di questi tre protagonisti. Il lettore può trarre le proprie conclusioni.

l-isola-del-silenzio-horacio-verbitskyL’unico neo del libro, è che parla di responsabilità a senso unico. Questo scontro aveva da una parte i militanti armati di sinistra (i Montoneros, cioè l’equivalente argentino delle Brigate Rosse) e dall’altra i militari. Le violazioni dei diritti umani sono state commesse da entrambi, non a caso questo conflitto viene conosciuto come «la guerra sporca». Senza dubbio la maggior parte degli eccessi fu da parte delle Forze Armate, ma non esiste alcuna traccia di segnalazione – per non parlare di denunce e di processi penali – a carico dei Montoneros.

Articolo di José Luis Scanferlato

Fonte: https://www.uaar.it/libri/isola-silenzio-ruolo-della-chiesa-nella-dittatura-argentina/

NON È FRANCESCO
La Chiesa nella Grande Tempesta
di Antonio Socci

Non È Francesco

La Chiesa nella Grande Tempesta

di Antonio Socci

Mentre la Chiesa vive un periodo storico drammatico, di crisi interna e di violento attacco ai cattolici nel mondo, in Vaticano continua un'inedita "convivenza di due Papi" su cui nessuno ha avuto ancora il coraggio di riflettere.

Lo fa, in questo libro, Antonio Socci, chiedendosi quali sono i motivi tuttora sconosciuti della storica rinuncia di Benedetto XVI e se si tratta di vera rinuncia al Papato, dato che i canonisti cominciano a sollevare gravi dubbi. Domande che adesso s'intrecciano con quelle relative al Conclave del 13 marzo 2013 che, secondo la clamorosa ricostruzione dell'autore, si sarebbe svolto in violazione di alcune norme della Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis, cosa che automaticamente rende nulla e invalida l'elezione stessa del cardinale Jorge Mario Bergoglio.

L'interrogativo su chi è il vero Papa (ovvero se c'è bisogno di un nuovo Conclave) irrompe in un momento in cui nella Chiesa si stanno verificando fratture drammatiche e si annunciano eventi clamorosi. Chi può tenere il timone?

Era piaciuto a tanti l'esordio di Francesco. Sembrava un ritorno alla semplicità evangelica. Purtroppo oggi i fedeli delusi sono moltissimi. Ci si aspettava una ventata di rigore morale nei confronti della "sporcizia" (anche del ceto ecclesiastico) denunciata e combattuta da Ratzinger. Ma come va interpretato il segnale dato dal nuovo Pontificato al mondo, di lassismo e di resa sui principi morali? E l'arrendevolezza nei confronti di ideologie e forze anticristiane, anche persecutrici? E le traumatiche rotture con la tradizione della Chiesa?

Molti fatti soprannaturali, dalle apparizioni di Fatima alla visione di Leone XIII, alle profezie della beata Anna Caterina Emmerich sull'epoca dei "due Papi", sembrano concentrarsi sui giorni nostri annunciando eventi catastrofici per il Papato, per la Chiesa e per il mondo. Sono ineluttabili o si può ancora imboccare un'altra strada? E con quale Papa?

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