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Guerra ibrida

di Maurizio Blondet

L’ondata dei clandestini dalla Libia è un atto di guerra ibrida. E quindi va trattato con i mezzi della guerra. Se non è troppo tardi.

Perfettamente cosciente di scrivere parole al vento, la soluzione del problema dei “migranti” esiste, e va adottata con urgenza: il problema va trasferito da “obbligo di salvare i naufraghi”, “accoglienza senza limiti”, “abbiamo bisogno di loro perché noi siamo vecchi” – insomma da tutta il viscido “umanitarismo” bergogliano e piddino ed eurocratico – alla categoria geopolitica cui veramente appartiene: la guerra ibrida.

L’ondata dei clandestini dalla Libia è un atto di guerra ibrida. E quindi va trattato con i mezzi della guerra. Se non è troppo tardi. Che lo sia, ce lo fa temere un titolo del Secolo d’Italia, ossia del giornale dell’unica opposizione, che riconosce la natura di “guerra ibrida” degli ultimi eventi dalla Libia: Migranti, l’ombra di Erdogan dietro gli sbarchi in Italia: “Ha le chiavi per aprire e chiudere i flussi”

…qualche fonte riservata militare fa capire in chiaro ciò che la politica italiana in Libia fa finta di ignorare… Erdogan… “Ora forse vi è più chiaro perché sparino addosso ai nostri pescherecci e Roma dica loro che è meglio non peschino”, ha scritto il giornalista, rilanciando un articolo di Repubblica.

“Spari ai nostri pescherecci, messaggi turchi dalla Libia”, è il titolo dell’articolo che cita fonti militari. “se unisci i puntini compare il disegno. In Libia ti viene fuori la faccia di Erdogan“, ha riferito “un alto responsabile della Difesa italiana” al quotidiano. “In quello che accade oggi in Tripolitania – ha aggiunto – c’è un ruolo della Turchia, che va compreso e analizzato, senza ritardo. Perché sta crescendo un clima ostile all’Italia e all’Europa”.

Il ragionamento che circola in ambienti militari e diplomati è, in sintesi, che Libia non si sarebbe avventurata autonomamente in un atto così aggressivo come quello degli spari ai nostri pescherecci. Inoltre, c’è il tema della presenza militare della Turchia in Tripolitania. La Turchia ha già addestrato centinaia di soldati, ad Ankara e nelle loro stesse basi libiche. Ha avviato la ristrutturazione di una grossa base aerea ad Al Watyiha, verso la Tunisia. Un aeroporto dove farà scendere i suoi caccia F-16. Ma soprattutto ha iniziato ad occuparsi dell’addestramento della guardia costiera e della Marina di Tripoli e Misurata“. In questa cornice si inserisce il tema dei migranti. “È come se avessero in mano le chiavi per aprire o chiudere il flusso di migranti verso l’Italia”, ha detto un ammiraglio al giornale.

Il governo “fa finta di ignorarlo”, ma nella politica italiana c’è chi lo dice: FdI. “Di fronte ai 13mila sbarchi dall’inizio dell’anno occorre una politica diversa, e l’unica soluzione per arrestare l’invasione ed evitare che l’Italia diventi il campo profughi dell’Europa è il blocco navale, ha avvertito il deputato Andrea Delmastro, intervenendo a Omnibus su La7. “In Libia – ha poi aggiunto – abbiamo un ulteriore fattore perturbatore come il sultano Erdogan, che scarica da sud, come da est, gli immigrati per minacciare quella Europa che spende miliardi e miliardi di euro per difendere la frontiera ad Est, ma investe solo qualche centinaio di milione a Sud”.

Immigrazione, Delmastro: Richieste asilo e status di rifugiato presso ambasciate e consolati - Fratelli d'Italia | Fratelli d'Italia

Sono parole al vento, perché la politica di Draghi è quella ideologica delle sinistre globaliste: la sostituzione etnica; condivisa da Lamorgese, proclamata da Avvenire e da “El Papa”; è l’accoglienza e pseudo-soccorso in mare cui si dedicano gli scafisti europei, detti ONG, non meno degli scafisti libici. Accoglienza senza limiti. Con tutti i riguardi: la sistemazione dei clandestini africani in navi da crociera, ossia in situazioni di lusso e benessere che questi africani nemmeno sapevano esistesse, lo smartphone, la scheda telefonica, pasti abbondanti e regolari… tutti i lussi che Draghi sta togliendo ai suoi cittadini, e che la Lamorgese stronca con multe e punizioni, e  senza pretendere che siano vaccinati!

Se c’è una cosa che rivela che la “pandemia” è un’impostura, è questa. Se fosse vera, un governo qualunque sarebbe terrorizzato dai nuovi arrivi dei clandestini dal continente di tutte le epidemie, l’Africa, e come minimo li sottoporrebbe – sulle lussuose navi da crociera – almeno a vax; quel vax che vuole somministrare anche ai bambini italiani, a tutti indiscriminatamente; a tutti meno che ai “Migranti”!

Con un popolo italiano passivamente felice di questo… che volete farci?

Articolo di Maurizio Blondet

Fonte: https://www.maurizioblondet.it/la-soluzione-allondata-dei-clandestini/

DENTRO DI ME C’è UN POSTO BELLISSIMO
Imparare a volersi bene affinché l'amore accada
di Canovi Ameya Gabriella

Dentro di Me c’è un Posto Bellissimo

Imparare a volersi bene affinché l'amore accada

di Canovi Ameya Gabriella

Questo libro ha l'impegnativo compito di individuare gli ingredienti indispensabili affinché nella nostra vita accadano quei cambiamenti indispensabili per scoprire o riscoprire l'amore per noi stessi - condizione essenziale per poter condurre una vita appagante.

Una volta compresi i nostri meccanismi fisiologici, e una volta svelato quel mix di strategie di autosabotaggio, credenze o imprevisti che impediscono il nostro funzionamento ottimale, sarà più facile guardarsi con onestà e dialogare in modo franco con le parti di noi che sembrano remarci contro.

Perché abbiamo paura di essere felici?

Troppo spesso il presente ci sta stretto e aneliamo a modificarlo, ma ci sentiamo bloccati.

Perché quello che diciamo di volere in realtà poi non lo facciamo?

La verità è che il cambiamento spaventa perché ci mette di fronte alla paura di perdere qualcosa.

E un paradosso: in superficie desideriamo la beatitudine, nel profondo qualcosa ci dice che è più «sicuro» restare un po' infelici, moderati, dimessi.

Eppure uscire dal loop è possibile.

In questo libro, Ameya Canovi ci accompagna a guardarci dentro con onestà, a vederci nudi e crudi, a sostare nello spazio scomodo delle nostre antiche ferite per accettarle.

Perché è proprio da quest'accettazione che nascerà una forza nuova, la paura del giudizio degli altri lascerà spazio all'autenticità che solo chi può permettersi di essere se stesso fino in fondo conosce.

Perché non c'è felicità se non impariamo la difficile arte di amarci. E non ci può essere amore se non iniziamo da noi, cambiando innanzitutto la nostra vita e scoprendo che dentro di noi c'è un posto sicuro e bellissimo.

Troveremo la forza di intraprendere nuove avventure, sapremo essere sempre più spontanei e veri, prima con noi stessi e di conseguenza con gli altri.

Questo è un libro unico, un invito e un percorso per imparare a volerci bene, affinché l'amore accada.

«C'è qualcosa che ho compreso nel profondo, forse la cosa più preziosa che posso condividere con chi mi legge.

Amare se stessi non è sentirsi splendidi, non è inseguire uno stereotipo di vita. È accogliere la nostra umanità. È dirsi di sì quando dentro piove, è accettare le sbavature, le paure che ci bloccano.

È comprendere il perché ci autosabotiamo: non è rincorrere il quadro senza macchie.»

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