Come i telegiornali instillano la paura

di Carlo Brevi

Essi creano solo degli stati d’animo. Ho guardato il telegiornale questa sera, nonostante sia ben consapevole che la salute ne risenta enormemente, e la mente si logori, a volte in modo irreversibile.

Ho guardato il telegiornale, ed ho avuto per un attimo la sensazione che tutto sia perso. Si è materializzata una immagine dinanzi a me, ho visto decine di avvoltoi librarsi in volo dopo aver abbandonato il corpo di una ragazza rimasta immobile per 17 anni, avvoltoi di nuovo affamati in cerca di nuovo cibo.

Vedevo volti di plastica che parlavano di aggressioni, di stupri, di angoscia. Parlavano e parlavano, ma in verità ripetevano in maniera ossessiva una sola frase: dovete avere paura, dovete temere, dovete essere terrorizzati. La chiamano informazione, ma in verità si tratta di palese, dozzinale, condizionamento.

Ed ho pensato che più di un italiano su due era lì, in quel momento, a ricevere quella dose di paura, senza difese davanti ai profeti del terrore. Essi creano solo degli stati d’animo (état d’esprit), ciò che è molto più efficace, ma, forse, un poco meno alla portata di chiunque. E sono stati davvero ingegnosi.

Non è mai stato così facile come lo è oggi, per questi pochi, poter indirizzare i sentimenti ed i pensieri dei molti. Ma non è questo il vero punto della questione. Si sa che la televisione ci condiziona, si sa che quelli che parlano da lì dentro sono lì per dirci come pensare, cosa comprare, quanto avere paura. E’ incontestabile che la mentalità degli individui e delle collettività può essere modificata da un insieme sistematico di suggestioni appropriateE’ una cosa nota, evidente. Eppure funziona comunque. L’onda emotiva comunque ci attraversa, bypassa la nostra sfera razionale. Ed è questo il punto.

Uno stato d’animo determinato richiede, per stabilirsi, condizioni favorevoli, e occorre o approfittare di queste condizioni se esistono, o provocarne la realizzazione. Agiscono direttamente sulle emozioni, raggiungono la nostra sfera più profonda, meno controllabile. Creano stati d’animo collettivi e li diffondono, ed hanno i mezzi per raggiungere chiunque.

E per un attimo ho davvero creduto che la partita fosse definitivamente persa, che non vi fosse più nulla da fare. Poi ho capito che quel messaggio mi arrivava proprio da lì dentro, da dentro quello schermo. Così l’ho spento, ho guardato un attimo fuori dalla finestra, ed ho pensato che forse non tutto è ancora perso.

Articolo di Carlo Brevi (titolo originale: “Di telegiornali e di terrori”)

Fonte: http://www.santaruina.it/di-telegiornali-e-di-terrori

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