di Andrea Pilati
Luoghi sacri violentati… in che modo? Con cartelli che intimano che è “vietato scambiarsi un segno di pace e abbracciarsi” presenti agli accessi delle Chiese.
Avete letto bene, sì. Il cartello è posto all’esterno delle chiese romane, quelle che fino a pochi mesi fa ci raccontavano che la fede guarisce e, durante le omelie, ci ricordavano le gesta di Gesù in grado di resuscitare i morti. Roba d’altri tempi, forse…
La stretta di mano suggella una promessa e non è solo un gesto simbolico. A livello spirituale è come la firma di un contratto. A questo punto, dopo centinaia di anni, la liturgia sarà stata cambiata… e la frase “la pace sia con voi, scambiatevi un segno di pace” con cosa è stata sostituita? Quindi, se tanto mi da tanto, se non ci si può più scambiare un segno della pace significa che è ammessa la guerra. Strana congettura, vero? Foriera di un clima di tensione fino a data da destinarsi, ma “andrà tutto bene”… o forse no?
Per verificare ci vogliono prove. Una di queste l’abbiamo avuta al Pantheon, presidiato da mezzi della polizia con giubbotti antiproiettile, ingresso contingentato da un percorso obbligato e subordinato alla prova della temperatura e con indosso la mascherina; un clima certamente poco rilassante e tutt’altro che stimolante uno stato meditativo che dovrebbe essere quasi la norma in ambienti del genere.
Una volta dentro ho tolto la mascherina, un po’ perché la pochissima gente presente permetteva una ragguardevole distanza tra le persone, ma soprattutto perché la logica la reputava inutile e dissonante. Nonostante tutto, il responsabile mi ha raggiunto e, con piglio severo, mi ha intimato nuovamente di indossarla. Ho avuto la sensazione di essere tornato al tempo dell’Inquisizione, con lo stesso clima minaccioso.
Nessun problema invece per i numerosi carabinieri in giro in auto, in coppia, senza alcuna mascherina. Sembra proprio che la mano forte sia usata dalla Chiesa cattolica per cercare di annichilire ogni espressione dell’animo umano, dal sorriso, al saluto, ad ogni gesto di cordialità. Certo non è un atteggiamento invitante per i turisti in una Roma deserta. Ne pagano le conseguenze albergatori e ristoratori. Il proprietario dell’albergo che ci ha ospitato, persona squisita, per carenza di prenotazioni ha potuto aprire solo una delle sue quattro strutture. E i ristoranti hanno prezzi scontati anche del 20%.
Ci siamo seduti al tavolo per cenare in un locale vicino al Colosseo, serviti dal personale mascherato al quale abbiamo chiesto di abbassare quel pezzo di stoffa che li costringeva da ore. Non vedevano l’ora, ci dicevano, e si leggeva sui loro volti la gratitudine per quella boccata d’aria di qualche secondo, come dei subacquei in apnea appena tornato in superficie.
Una sera però, prima di ordinare, una cameriera ci ha portato questo (foto a lato); appena l’ho visto mi si è accesa una lampadina e ho immediatamente richiamato la cameriera per farmi spiegare l’ovvio: “Serve per sapere se tra i nostri clienti c’è o c’è stato qualcuno asintomatico ma positivo, oppure se qualcuno è stato avvicinato da una persona infetta… È un servizio facoltativo che ci ha chiesto la pubblica amministrazione…”.
Ecco cosa fa il governo, delega gli esercenti mettendo loro il cappio al collo “o collabori o chiudi”. Inutile dire che questo dovrebbe essere compito delle ASL e non di un ristorante.
E se in un futuro, non più tanto lontano, qualcuno, come abbiamo fatto noi, si rifiutasse di dare i suoi dati? Sarà previsto il TSO? Credete veramnete che stia esagerando?
Articolo di Andrea Pilati
Rivisto da Conoscenzealconfine.it
La gente sveglia non va a Roma ne’ nei ristoranti dove ti chiedono i dati personali. ..