Tempo fa su Rai 2, è andato in onda un programma, “A come Avventura”, in cui si dava conto in termini entusiastici di studi, assai avanzati, degli scienziati del mitico MIT, fatti con lo scopo di arrivare ad inserire nel cervello umano un chip che ci permetterà di controllare le nostre emozioni: ira, gelosia, stress, ansia, riconducendole così a livelli ‘accettabili’.
E’ la solita ossessione della Scienza di creare l’uomo perfetto, l’ossessione del Doctor Frankenstein. Un Superuomo che non soffra, né fisicamente né esistenzialmente. Solo che questo Superuomo si rivela, a conti fatti e del tutto contradditoriamente, un normotipo, omogeneo e omologato: se tutti siamo perfetti non c’è più alcuna diversità fra di noi.Senza contare che di questi chip inseriti nei nostri cervelli potrebbe impadronirsi un ‘Grande Fratello’ manovrandoci a suo piacimento.
Aldous Huxley ne “Il mondo nuovo” aveva immaginato che il Potere, per acquietare gli individui e renderli disponibili e docili, li avrebbe indotti a masticare quotidianamente il ‘soma’, una sorta di droga soft, così soft da non essere avvertita come tale. Ci aveva azzeccato in pieno: basta sostituire il termine ‘soma’ con ‘consumo’.
Comunque sia qui non siamo in un romanzo di fantascienza o nel laboratorio di uno ‘scienziato pazzo’ alla Frankenstein, ma nel ‘Sancta Santorum’ della Scienza e della medicina tecnologica. Inoltre, anche altri studi condotti con lo scopo di rimuovere dalla nostra memoria esperienze dolorose, sono arrivati a conclusione. E questo è anche più inquietante del Doctor Frankenstein, perché l’esperienza del dolore è formativa. «Ogni malattia che non uccide il malato è feconda» scriveva Nietzsche, ed è pedagogica e indispensabile per evitare guai peggiori. Se il bambino mettendo la mano sul fuoco, non sentisse dolore se la brucerebbe.A me sembra che questa scienza, autoreferenziale, innamorata di sé, stia diventando il nostro maggior pericolo e incubo. Perché nella sua ansia di perfezione tende a togliere all’uomo tutto ciò che ha di umano. L’uomo, ogni uomo, è un impasto di Bene e Male, di salute e malattia, di inquietudine e serenità, di dolore e felicità, di ansia e quiete, e tutti questi elementi sono inscindibili, l’uno non esisterebbe senza l’altro. «Ognuno di questi opposti, mutandosi è l’altro, e a sua volta l’altro mutandosi è l’uno» diceva Eraclito.
Purtroppo c’è nell’aria, anche senza il bisogno di ricorrere a chip ficcati nel cervello, questa tendenza all’omologazione universale, a fare di ogni uomo un normotipo, al ‘politically correct’ esistenziale spinto fino al ridicolo… insomma a cavarci il poco sangue che ci è ancora rimasto nelle vene. Speriamo, dopo tutto, che sotto questa gelida tecnorealtà, la vita, sia pur talvolta indirizzata al negativo, scorre ancora.
Articolo di Massimo Fini
Fonte: http://www.massimofini.it