Esiste una scienza senza regole né etica, che produce aberranti pratiche come aborti fino a 28 settimane, nascita parziale, bambini estratti dal seno materno in ‘stato di vita’ per garantire organi intatti alla ricerca scientifica, verifiche di pesticidi su embrioni umani, e che favorisce altresì la presenza di banche clandestine di organi umani.
Una crema antirughe ottenuta da feti umani abortiti, si può comprare negli USA, su prescrizione medica a 180 dollari e in Europa via internet per 90 euro. I ricercatori dell’Università di Losanna, durante operazioni condotte sui feti nell’utero, si resero conto che i bambini, una volta nati, non presentavano alcuna cicatrice. Verificata questa ipotesi, decisero di associarsi ad un laboratorio privato, ‘Neocutis’, autorizzandolo a commercializzare la prima crema antirughe a base di cellule di pelle di feti. Malgrado ciò e molto ipocritamente, i responsabili di Neocutis hanno dichiarato al giornale ‘Le Parisien’: «In nessun caso, noi incoraggeremo l’aborto». Molti prodotti di tale casa contengono quindi linee cellulari di origine fetale. Le virtù di queste cellule di feto, si sono allora rese evidenti: queste ultime possono infatti essere efficaci anche per trattare le vittime di ustioni.
Già nel 2004, ‘The Guardian’ pubblicò un articolo che illustrava come una compagnia cinese usasse i feti abortiti per la fabbricazione di cosmetici. In generale, molte ricerche “mediche” sono state effettuate, e lo sono ancora oggi, sui bambini abortiti e ancora in vita.
Il dottor Lawrence Lawn, del Dipartimento di Medicina Sperimentale di Cambridge, negli anni ’70 compiva esperimenti su bimbi vivi abortiti. La sua giustificazione era: “Usiamo semplicemente per il bene dell’umanità qualcosa che è destinato all’inceneritore… non avrei mai fatto esperimenti simili su bambini vivi. Questo non sarebbe giusto”. Sempre in Inghilterra, la ‘Langhman Street Clinic’ (specializzata in aborti) vendeva feti vivi tra la 18a e la 22a settimana al ‘Middlesex Hospital’. Philip Stanley, portavoce della Clinica, ha dichiarato: “La posizione è chiara. Un feto deve avere 28 settimane di vita perché sia riconosciuto legalmente come essere umano. Prima di questo momento equivale a spazzatura”.
Le cliniche abortive rivendono alle industrie farmaceutiche oppure ad istituti di ricerca i feti abortiti. Così nel silenzio felpato di questi “luoghi di morte” si è sviluppato un importante traffico che si estende su scala mondiale, e che nell’anno 2000 fruttava già un miliardo di dollari americani.Certe cliniche consigliano la donna gravida di ritardare appositamente l’aborto. Fanno questo con lo scopo (non espresso) di ricevere bambini ben sviluppati, con organi funzionanti, in perfette condizioni. Questi bambini di 18 settimane e più vengono estratti tramite un taglio cesareo. Con questo sistema, il medico è in grado di soddisfare le più rigorose specificazioni dell’acquirente: l’industria farmaceutica, cosmetica e i ricercatori universitari.Il cliente, che pagherà il feto abortito tra i 70 e i 150 dollari, lo riceverà col certificato che dice: estratto dal seno materno “in stato di vita”. Secondo la rivista ‘Time Magazine’, il commercio degli organi umani è una cruda realtà, e in certi paesi, anche i bambini di strada vengono catturati per alimentare le “banche clandestine d’organi umani”.
Ecco alcuni esempi denunciati da giornalisti, di come i bambini abortiti siano sfruttati allo scopo di fornire organi umani. Certi vaccini contro l’influenza vengono prodotti utilizzando polmoni di bambini abortiti, in sostituzione di uova di anitra. Nell’ormai lontano 9 Gennaio 1980, la rivista ‘Chemical Week’ rivelò che alcuni scienziati avevano tentato di produrre un vaccino contro il raffreddore, iniettando un virus di questa malattia nel dotto nasale di bambini non nati. Il 26 Luglio 1980, un giornale di Chicago, il ‘Sun Time’, riportò una notizia che denunciava come venissero utilizzati embrioni umani per verificare l’azione di certi pesticidi. Una ditta farmaceutica si è servita di 14 piccoli abortiti, per provare l’efficacia di alcuni prodotti da utilizzare contro l’ipertensione.
I reni dei bambini non nati, vengono utilizzati per coltivare virus nelle ricerche sull’immunologia e la biochimica, mentre, gli intestini sono utilizzati copiosamente nella preparazione del vaccino Salk, contro la Poliomielite. Il 17 marzo 1996, una trasmissione della televisione francese descrisse accuratamente alcune pratiche utilizzate per estrarre i feti, in modo che potessero essere utilizzati e venduti: “Agli embrioni a testa in giù, il medico perfora il cranio presso la nuca, vi introduce un tubo e gli aspira il cervello. Un momento prima che il cranio sia vuotato del suo contenuto, il corpicino smette di agitarsi. Finito di succhiare, il medico tira fuori il corpicino e lo smembra. Separa le parti negoziabili, specialmente il cervello, e le confeziona non dimenticando di menzionare la garanzia: ‘In stato di vita’.”
Ancora oggi bambini abortiti sono utilizzati come cavie da laboratorio, in particolare, per la preparazione di alcuni tipi di vaccino. È quanto riporta, nel 2005, la ‘Pontificia Accademia per la Vita’ nella dichiarazione “Riflessioni morali circa i vaccini preparati a partire da cellule provenienti da feti umani abortiti”: “Dal punto di vista della prevenzione di malattie virali come la rosolia, la parotite, il morbillo, la varicella, l’epatite A, è chiaro che la messa a punto di vaccini efficaci contro tali malattie, e il loro impiego nella lotta contro queste infezioni fino alla loro eradicazione, mediante una immunizzazione obbligatoria di tutte le popolazioni interessate, rappresenta indubbiamente una “pietra miliare” nella lotta secolare dell’uomo contro le malattie infettive e contagiose. Tuttavia, questi stessi vaccini, poiché sono preparati a partire dai virus raccolti nei tessuti di feti infettati e volontariamente abortiti, e successivamente attenuati e coltivati mediante ceppi di cellule umane ugualmente provenienti da aborti volontari, non mancano di porre importanti problemi etici”.
La produzione prosegue, nonostante in molti casi esistano alternative moralmente più lecite con cellule ottenute da linee animali. Certo è che vi è una coincidenza temporale tra la scoperta di tali vaccini a fine anni ’60/inizio anni ’70 e la concomitante ‘esplosione’ di leggi abortiste nei paesi cosiddetti “democratici”.
Ricordiamo allora ciò che Giovanni Paolo II scrisse nell’Evangelium vitae (1995): “Ritroviamo l’umiltà e il coraggio di pregare e digiunare, per ottenere che la forza che viene dall’Alto faccia crollare i muri di inganni e di menzogne, che nascondono agli occhi di tanti nostri fratelli e sorelle, la natura perversa di comportamenti e di leggi ostili alla vita, e apra i loro cuori a propositi e intenti ispirati alla civiltà della vita e dell’amore”.
Fonte: http://www.bastabugie.it