Dallo Yemen alla Siria e dal Camerun alle Filippine, ribelli e eserciti governativi rispondono all’appello per una tregua.
Dallo Yemen alla Siria e dal Camerun alle Filippine, ribelli e eserciti governativi rispondono all’appello per una tregua lanciato dal Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. È uno dei pochi effetti positivi del virus, a segnalarlo è un articolo de La Repubblica.
Dopo tanti lutti e tanto dolore, un effetto virtuoso il coronavirus l’ha pur prodotto: la proclamazione di cessate il fuoco in diversi Paesi funestati da sanguinari conflitti, dalle Filippine al Camerun e dallo Yemen alla Siria. Lunedì scorso, il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, aveva lanciato un appello affinché le parti in lotta facessero tacere i loro cannoni e i loro kalashnikov.
La sua invocazione, dicono alcuni funzionari del Palazzo di Vetro, secondo quanto apprendiamo da Repubblica, era soprattutto destinata a proteggere i civili delle zone di guerra, i più vulnerali di fronte alla furia del Covid-19.
Ma nessuno sperava che le sue parole venissero ascoltate sul campo dai vari belligeranti. Invece, in un Paese in guerra dopo l’altro, le diverse fazioni ribelli e gli eserciti governativi contro cui combattono, sono giunti a un accordo di pace temporanea per difendersi da un’altra aggressione, più subdola e potenzialmente altrettanto mortifera, quella della pandemia virale.
Ora, secondo una fonte diplomatica che preferisce restare anonima, si sarebbe anche parlato del progetto di una risoluzione tra i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, sull’impatto del coronavirus sulle situazioni di guerra. “Alcuni Paesi dell’Onu hanno pensato a una dichiarazione congiunta per sostenere l’appello di Guterres”, ha detto la fonte, a renderlo noto è La Repubblica.