La produzione di latte non comporta l’uccisione diretta degli animali. Per questo motivo, i consumatori sono spesso portati a credere che si tratti di una forma di allevamento meno crudele e, dunque, maggiormente accettabile.
Tuttavia, recenti indagini sotto copertura come quella condotta dall’associazione Essere Animali, hanno portato alla luce il lato nascosto di uno degli alimenti in assoluto più consumati.
Se non vengono uccisi, perché è crudele?
Come ogni mammifero, per produrre latte la mucca deve avere un cucciolo a cui destinarlo. Ma se il latte deve diventare la nostra colazione e i nostro formaggi, che fine fa il vitello?
“Qualcuno potrebbe pensare che una mucca abbia latte a sufficienza per poter sia allattare il proprio cucciolo sia rifornire il mercato – spiega Essere Animali. Potrebbe forse anche essere, ma questa industria esiste per fare profitti e vendere il latte frutta di più che alimentare i vitelli, nutriti quindi con surrogati in polvere molto più economici. Inoltre, prevedere il contatto tra madre e vitello non sarebbe funzionale in un allevamento industriale, in cui centinaia o addirittura migliaia di animali sono tenuti in spazi ristretti e munti fino a due volte al giorno”.
Il prezzo della “carne bianca”
In questa “catena di montaggio” i vitelli vengono allontanati dalle madri a poche ore dal parto. Cosa ne sarà di loro? Se sono femmine, saranno destinate a loro volta alla produzione di latte; dopo circa 5 anni, quando la produzione di latte cala fisiologicamente, le mucche saranno macellate per produrre carne di seconda scelta.
E se si tratta di maschi? Per loro, l’aspettativa di vita sarà ancora più breve: secondo le stime dell’associazione, solo nel 2018, in Italia, sono stati macellati 557.401 vitelli sotto gli 8 mesi. Si tratta della cosiddetta “carne bianca”: “Ma prima della macellazione, che avviene quando gli animali hanno raggiunto un peso di circa 300 chilogrammi, i vitelli passeranno alcuni mesi nei box dove cresceranno senza sviluppare i muscoli e verranno alimentati con un surrogato del latte che li renderà anemici. In questo modo, le loro carni rimarranno più tenere e avranno il tipico colore bianco”.
Fonte: https://rivistanatura.com/latte-amaro-vitelli/
direi che l’articolo contiene alcune inesattezze.
le femmine in lattazione non “vengono munte sino a 2 volte al giorno” ma ad oggi negli allevamenti intensivi si programmano 3 mungiture al dì. la vita di una fattrice termina in genere al 3° parto, raramente oltre.
per quanto si attiene alle femmine, ovviamente non tutte saranno destinate a rimonta ma la maggiore parte andrà a macello con i maschi.
la vita, breve, di questi prevede il confino entro box in legno per avere “carni bianche” od in comunione metallici per ottenere carni conenzionali, comunque di basso pregio in quanto i bovini da latte hanno una modesta massa muscolare.
ovviamente l’allevamento intensivo prevede un generoso impiego di farmaci…..