di Marco Bertoncini
La sintesi del programma annunciata da Giuseppe Conte non brilla per novità… anzi è un trionfo dell’ovvio: l’auspicio per “un Paese con una giustizia più equa ed efficiente dove le tasse le paghino tutti, ma proprio tutti, ma le paghino meno”.
Nell’insieme, un cumulo di retorica, di auguri (un po’ sullo stile dei vani appelli pontifìci), di genericità. In più, un palese falso: il governo non sarebbe “contro”. Invece il nuovo esecutivo nasce proprio con uno scopo, espresso da democratici di ogni corrente e pentastellati di ogni orientamento, più la stampa antisalviniana: eliminare Matteo Salvini. È sufficiente vedere la gioia del Foglio, che digerisce tutto e tutti, da Nicola Zingaretti a Luigi Di Maio, purché sparisca politicamente, non potendo fisicamente, il “Capitano”.
A unire i sostenitori dell’esecutivo sono la dichiarata opposizione al sovranismo e una frenata all’antieuropeismo, chiaramente leggibili come pugni nello stomaco a Salvini, mentre sono rilevanti i silenzi su temi come sicurezza, lotta ai clandestini, autonomia regionale differenziata, tutte bandiere di guerra salviniane. Quando si dice no a qualcuno, è facile trovare punti d’incontro, quindi la contrapposizione a Salvini parrebbe premiante. Altro è, però, quando si passi al concreto, che nel caso del Conte II, significa legge di bilancio e annessi.
Non solo: i governi delle larghe intese (tale andrebbe considerato l’esecutivo in formazione) sono detestati dagli elettori, che odiano vedere alleati al proprio taluni partiti storicamente avversi. A sinistra hanno pagato accordi giudicati innaturali tanto Enrico Berlinguer (1979, dopo il “compromesso storico”) quanto Pier Luigi Bersani (2013, dopo il governo Monti).
Articolo di Marco Bertoncini
Fonte: https://www.italiaoggi.it/news/le-grandi-intese-non-portano-bene-2383230