di Claudio Monteverdi
Cosa possiamo mangiare e cosa non dobbiamo mangiare per vivere a lungo.
La fonte di queste informazioni è una ricerca svolta in USA e definita senza precedenti per ampiezza e durata. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista JAMA Internal Medicine con l’obiettivo di fare chiarezza sulle tante, troppe informazioni discordanti in ambito nutrizionale e orientare le nuove raccomandazioni alimentari statunitensi. Ovviamente interessa anche a noi italiani. Soprattutto, è interessante leggere quali sono i cibi da preferire e quelli da evitare per ridurre il rischio di malattie.
Uno studio importante per durata e numerosità dei soggetti monitorati
Lo studio è durato 32 anni ed ha coinvolto oltre 126 mila individui, a cui è stato monitorato lo stato di salute. I partecipanti hanno risposto a questionari sulla propria dieta, gli stili di vita e la salute ogni 2-4 anni. Nel corso del periodo di monitoraggio gli epidemiologi coinvolti nello studio, hanno registrato 33.304 decessi per varie cause di malattia (tumori, infarto, ictus).
Gli esperti hanno così calcolato le chance di vivere a lungo o il rischio di morte prematura, in base al tipo di grassi presenti nella dieta di ciascuno, nonché in base a come le diverse classi di alimenti erano più o meno preponderanti in essa. Si tratta di un dato statistico e come tale va letto, con beneficio di inventario, ma è certamente una guida che può aiutare ad orientarci nella scelta del nostro stile di vita e alimentare.
I risultati più importanti dello studio: cibi raffinati e da fast food aumentano del 16% il rischio di morire prematuramente
Consumi sostanziosi di alimenti ricchi di grassi insaturi sono risultati associati a una riduzione dell’11-19% della mortalità per tutte le cause. Viceversa, per ogni aumento del 2% dei grassi trans contenuti in margarine, brioche, snack dolci, salatini, patate fritte surgelate, dadi, alimenti dei fast-food, si ha un aumento del 16% del rischio di morire prematuramente.
Inoltre, sostituire il proprio apporto dietetico di grassi (sia saturi, sia insaturi) con zuccheri (carboidrati) raffinati, come quelli presenti in dolci, bibite, nello zucchero bianco, aumenta il rischio di morte.
Il consiglio è di consumare elevate quantità di grassi insaturi buoni:
- oli vegetali, come l’olio extravergine d’oliva,
- semi (ad esempio i semi di lino, i semi di girasole, i semi di zucca),
- frutta secca,
- pesci come il salmone, soia e altri alimenti ricchi di questi grassi benefici.
È necessario sostituire quindi i grassi insaturi a quelli saturi cattivi di origine animale come lardo, burro, grassi di carni rosse e ancor di più ai grassi “trans”, onnipresenti nel cibo spazzatura o più in generale in quello confezionato industriale, da snack a salatini a fast food.
Vale a dire: diffidate di tutto ciò che è confezionato sullo scaffale di un supermercato, tanto più se costa poco o… troppo poco [la lavorazione industriale abbatte i costi di produzione a scapito della qualità alimentare, ndr].
Ricordate la qualità
Quando vengono riportati i risultati di importanti studi scientifici come quello descritto, spesso, come in questo caso, non viene data la giusta enfasi alla qualità del cibo “buono”. Oltretutto la legislazione non ci aiuta. Ad esempio, gli oli vegetali che fanno bene sono quelli biologici spremuti a freddo, i semi e la frutta secca devono essere bio, oppure non trattati e non salati.
La soia deve assolutamente essere biologica e NON OGM, il salmone è meglio che sia selvaggio, ma bisogna tener presente che può accumulare metalli ed altre sostanze inquinanti dei mari.
Dire che i carboidrati raffinati fanno ammalare è importante, ma ancora più importante è spiegare come è possibile variare la nostra alimentazione scegliendo gli alimenti giusti.
La notizia riporta solo un aspetto: non dimentichiamo…
…i vegetali freschi e di stagione, la frutta, possibilmente di stagione e del nostro territorio, i cereali integrali e tutti i prodotti semplici e non raffinati.
Non mi stancherò mai di dirlo e di scriverlo: “i prodotti raffinati dall’industria alimentare, di cui sono pieni gli scaffali della grande distribuzione organizzata (gdo) devono diventare una eccezione o una trasgressione alla nostra dieta e non la base come avviene per la maggior parte delle persone”.
Articolo di Claudio Monteverdi
Fonte: https://www.benesserecorpomente.it/la-dieta-della-longevita-uno-studio-scientifico/
Il problema è sensibilizzare la grande distribuzione a commercializzare frutta e verdura di stagione più che prodotti industriali che danneggiano la salute di tutti ( bambini compresi) Voglio aggiungere che confezionare alimenti in involucri di plastica riciclabile farebbe bene al globo terrestre. Noi clienti, nei supermercati, siamo obbligati ad utilizzare sacchetti riciclabili. Le industrie alimentari NO. Perché????? A QUANDO IL RISVEGLIO????? Ciao.