di Francesco Agnoli
Esistono differenze tangibili tra il cervello maschile e quello femminile. E’ proprio per questo che solo camminando a braccetto, maschio e femmina, “vedono” più chiaro.
L’Almanacco delle scienze del CNR, nel numero di marzo 2016, riporta un articolo sulle differenze tra il cervello dei maschi e quello delle femmine. Elisabetta Menna, dell’Istituto di neuroscienze del Cnr, riassume così lo status delle ricerche: “Di differenze ve ne sono a livello sia strutturale sia funzionale. In generale gli uomini hanno più neuroni (materia grigia) e le donne hanno maggiori connessioni (materia bianca)”.
Ciò significa, per semplificare al massimo, che la percezione popolare della differenza tra maschio e femmina, riassumibile pressappoco in un concetto come questo: “le donne sono intuitive e multitasking, gli uomini logici e razionali”, non è peregrina.
Non si tratta certo di utilizzare la scienza, come si faceva nell’Ottocento e nella prima metà del Novecento, quando un’eccessiva fiducia nel metodo sperimentale applicato agli uomini, portò a stabilire farneticanti e molto rigide graduatorie sulla superiorità del maschio sulla femmina.
Nel contesto materialista e riduzionista di allora, l’intelligenza, per usare una parola molto generica, doveva essere connessa non a qualche aspetto spirituale (la classica “anima”), ma a fattori fisici ben documentabili e sperimentabili. Si riteneva che l’uomo fosse studiabile – per citare Emile Zola – come “un ciottolo della strada”, non solo quanto alla sua corporeità, ma anche riguardo alle sue scelte e che l’intelligenza, trasformata in un’entità sconnessa e isolata da educazione, passioni, emozioni, motivazioni… fosse misurabile con opportuni test creati da psicologi, antropologi e psichiatri.
Per questo fisiognomica, antropometria, frenologia e craniometria, (tutte discipline che oggi consideriamo senza fondamento, pseudoscienze), allora ritenute il top del pensiero scientifico, di contro alle vecchie superstizioni religiose, non avevano dubbi: “come nel cranio di un uomo bianco stanno più pallini di piombo di quelli contenuti nel cranio di un nero, così il cranio dei maschi è più capiente di quello delle donne. E ciò ne dimostra la superiorità. Inoltre: poiché il cervello del maschio pesa di più di quello della femmina, possiamo stare tranquilli sulle conclusioni già desunte grazie a pallini e misurazioni effettuate con compassi di vario genere”.
A queste convinzioni, aderivano personalità come Charles Darwin, ne: “L’origine dell’uomo”, o Cesare Lombroso, psichiatra di grido e fondatore dell’antropologia criminale, che nel suo: “La donna delinquente, la prostituta e la donna normale”, pubblicato nel 1893, con grande successo internazionale, spiegava che la donna è in tutto inferiore all’uomo, menzognera, stupida e cattiva, e “ha molti caratteri che l’avvicinano al selvaggio, al fanciullo, e quindi al criminale: irosità, vendetta, gelosia, vanità”, e che “nella mente e nel corpo, la donna è un uomo arrestato nel suo sviluppo”.
Oggi sappiamo che le misurazioni con il bilancino degli scienziati materialisti ottocenteschi erano, in effetti, esatte. Come ricorda Giulio Maira, direttore dell’Istituto di Neurochirurgia del Policlinico Gemelli di Roma, “l’encefalo di una donna pesa in media 1.200 grammi, quello di un uomo un po’ di più: 1.350 grammi”; inoltre il cervello maschile ha anche un maggior numero di neuroni.
Ma, qui sta la novità, il cervello delle donne possiede le sue caratteristiche peculiari, originali, tra cui un maggior numero di connessioni tra i due emisferi. “Pur avendo le donne un numero minore di neuroni, tuttavia possiedono aree cerebrali con almeno il 10% di neuroni e connessioni in più...” (G. Maira, Sole 24 ore, 25/7/2014).
Ciò sta a significare, come scrivono lo psichiatra Tonino Cantelmi e lo psicologo Marco Scicchitano, nel loro: “Educare al femminile e al maschile” (un ottimo mix di conoscenze scientifiche, esperienza, buon senso e buona filosofia), che decidere chi sia “superiore” o “inferiore” tra l’uomo e la donna, è come stabilire se a tavola sia più importante il coltello o la forchetta.
Uomo e donna… e questo è sempre più evidente, sono dunque diversi in tutto: dai genitali agli ormoni, e persino nel cervello (nonostante il maschilismo scientista di Lombroso, il femminismo radicale e l’ideologia gender) e proprio per questo sono complementari.
Se è vero che un figlio nasce dalla relazione tra due persone con differente identità sessuale, un maschio e una femmina, è altrettanto vero che costoro non si completano soltanto perché uno mette lo spermatozoo e l’altra l’ovulo, ma anche perché persino i loro cervelli sono strutturalmente e funzionalmente differenti, e soprattutto complementari.
Come a dire che solo con entrambi, cervello maschile e cervello femminile, si legge la realtà a 360 gradi. Il buon senso lo insegna e le neuroscienze lo confermano: camminando a braccetto, maschio e femmina, vedono più chiaro (F.A., Libero, 24/3/2016)
Fonte: http://www.losai.eu
Le ricerche sul dimorfismo cerebrale fra i sessi sono spesso banalizzate e svuotate del loro vero significato. Le ricerche evidenziano in realtà un cervello femminile più sviluppato e più plastico, con una significativa estensione, dovuta ad una maggiore percentuale di sostanza grigia, di quelle aree che sovrintendono al comportamento e alla valutazione critica. Si tratta di aree particolarmente importanti per la pianificazione, l’organizzazione e le capacità di ragionamento di livello più alto, al cui sviluppo la nostra specie deve la propria specifica intelligenza. La materia grigia risulta poi distribuita simmetricamente sui due emisferi, cosa che assicura al cervello femminile un grande equilibrio, grazie anche ad una comunicazione facilitata non solo fra i due emisferi ma fra i neuroni (neuropil). Nel 1997, inoltre, il genetista Keverne ha scoperto che la corteccia cerebrale è codificata unicamente dal DNA materno ed ha mostrato come siano state le donne ad averla sviluppata, donando alla specie uno strumento fondamentale per far emergere le facoltà squisitamente umane. L’attribuzione agli uomini della razionalità – peraltro smentita largamente dall’insensatezza delle loro scelte a livello planetario – risulta quindi inattendibile, così come il tentativo di considerare complementari i due cervelli. Appare chiara invece la necessità che siano le donne, le creative artefici della specie, a tessere i destini del mondo, come hanno fatto sapientemente prima che il patriarcato autoritario interrompesse bruscamente il processo evolutivo da loro messo in atto.