Antisemitismo: “Un trucco che funziona sempre”

di Massimo Mazzucco

Persino il grande New York Times ha dovuto chinare la testa di fronte al ricatto dell’ “antisemitismo”.

Dopo aver pubblicato la vignetta che vedete qui sopra, nella quale il presidente Trump viene ritratto al guinzaglio di un Netanyahu che lo porta a spasso a piacimento, il giornale newyorkese ha dovuto fare ammenda, ritirando la vignetta in questione.

In un annuncio dato sul loro account di Twitter, il New York Times ha scritto: “Una vignetta politica comparsa nell’edizione internazionale dello scorso fine aprile, conteneva temi antisemiti che mostravano il primo ministro di Israele con un collare con la stella di David, che faceva da cane-guida al presidente degli Stati Uniti, il quale portava lo zuccotto. L’immagine era offensiva, è stato un errore di valutazione il pubblicarla”.

È stato Seth Frantzman, un giornalista del Jerusalem Post, ad elencare nel dettaglio quali fossero gli elementi offensivi della vignetta:
1) Aver messo la yarmulka al presidente americano con una accezione negativa.
2) Aver messo la faccia del primo ministro dello Stato ebraico su un cane.
3) Aver usato la stella di David su un collare.
4) Aver insinuato che gli Stati Uniti siano “ciecamente” guidati dagli ebrei e/o da Israele.

Chissà quante persone, in questo momento, stanno pensando alle vignette di Charlie Hebdo contro i musulmani, e a come tutto il mondo dell’editoria occidentale si fosse levato, in quell’occasione, a difesa del diritto di satira. Ma evidentemente, certi diritti finiscono là dove inizia il ricatto della storia.

Articolo di Massimo Mazzucco

Fonte: https://www.luogocomune.net/LC/16-geopolitica/5214-antisemitismo-un-trucco-che-funziona-sempre

ISRAELE
Geopolitica di una piccola, grande potenza
di Giacomo Gabellini

Israele

Geopolitica di una piccola, grande potenza

di Giacomo Gabellini

Questo libro indaga gli aspetti storici, economici, sociali e geopolitici del lungo e travagliato processo attraverso cui Israele è riuscito a imporsi come principale (se non unica) potenza dell'intera regione mediorientale.

Israele rappresenta, per usare un'espressione del celebre politologo Samuel Huntington, la "miccia sempre accesa" del Medio Oriente. Ma fino a quando potrà durare questa pace armata che si basa su ingiustizie e contraddizioni?

Affidare il futuro di Israele alla solidità dei muri e alla protezione diplomatica statunitense sarebbe miope e rischioso; contare sulle sue sole forze, sia pure appoggiate a una extrema ratio nucleare, sarebbe folle.

In che modo Israele riuscirà a legittimare la sua esistenza?

Paese relativamente giovane, dotato di dimensioni ridotte e rapporti a dir poco problematici con tutto il vicinato, lo Stato ebraico è divenuto un attore di primissimo piano, forte di altolocati agganci internazionali, un arsenale bellico di tutto rispetto e, soprattutto, una incrollabile fiducia nei propri mezzi, che ha spesso portato la leadership israeliana a giocare d'azzardo per conseguire gli obiettivi prestabiliti.

Dall'Introduzione di Franco Cardini:

"Come spesso capita ai libri, pure a qualche libro di storia – salvo ai polizieschi, evidentemente – anche questo dovrebbe essere letto "a ri- troso", cominciando dal fondo o quanto meno dalle ultime pagine, quelle che di solito l'autore dedica alle considerazioni di sintesi. In questo spe- cifico caso, tuttavia, francamente non me la sentirei granché di suggerire tale metodo. Il capitolo 8 del libro alla lettura del quale qui si invita, deno- minato "Conclusioni", si apre con una citazione dello storico Benny Mor- ris che, intervistato da "Haaretz", insiste sul fatto che la fondazione dello Stato di Israele "non è ragionevole" e si chiude su una frase pronunziata da Tony Judt durante un'intervista resa, ancora una volta, ad "Haaretz" al principio del maggio 2006:

"... occorrerebbe quindi ammettere che Israele non ha alcun diritto alla so- lidarietà o all'indulgenza internazionale; che gli Stati Uniti non ci saranno per sempre; che le armi e le mura non possono preservare Israele più di quanto abbiano fatto con la Repubblica democratica tedesca o il Sud Africa bianco; che le colonie saranno condannate a meno che non si sia disposti a espellere o sterminare la popolazione indigena"."

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