“Medico, cura te stesso”

di Carmine Caso

“Medico, cura te stesso”. Chi è che non ricorda questa famosa frase di Gesù, nel Vangelo di Luca? Ma cosa vuole insegnarci il Maestro con queste parole?

Un primo significato è quello di non giudicare le persone che incontriamo nella nostra esistenza, di non volerle correggere, è un invito ad abbassare il velo che abbiamo davanti ai nostri occhi, fatto di pregiudizi, paradigmi, convinzioni errate e di guardare il mondo con occhi nuovi. Quando diamo giudizi non facciamo altro che giudicare noi stessi, perché quello che vediamo fuori è un riflesso di qualcosa che in qualche modo è presente dentro di noi, così facendo non solo definiamo gli altri ma, cosa ancora più grave, definiamo noi stessi.

Oggi, infatti esiste la tendenza ad etichettare le persone, stabilire che un individuo sia in un certo modo e non possa cambiare, e questo ahimè è alla base delle ansie e dei malesseri della maggioranza delle persone. L’essere umano non è mai lo stesso, muta nel tempo, si trasforma grazie alle esperienze che fa lungo il suo cammino, vive emozioni e sensazioni che vanno e vengono, perché il flusso della vita è in costante movimento. Il mare non è mai lo stesso, le nuvole cambiano, gli alberi perdono le foglie e poi le riacquistano, il giorno si alterna alla notte, il calore al freddo e allo stesso modo tutti noi possiamo essere felici e poi tristi, forti e deboli senza timore di essere giudicati. La paura del giudizio impedisce di essere se stessi, di sentirsi come si desidera senza maschere, di piangere, di arrabbiarsi, di gioire quando si desidera farlo.

Il secondo significato della frase “Medico, cura te stesso”, forse ancora più importante, è che tutti noi siamo un po’ medici, offriamo un “servizio” a qualcuno come genitore, come insegnante, imprenditore e molto altro ancora ma la giusta domanda da farsi è quanto siamo consapevoli del servizio che offriamo? Quanto la scelta di essere un genitore, un imprenditore ci rafforza o ci limita, quanto rispecchia il nostro sentire interiore e quanto invece è frutto di convenzioni sociali?

Tutti noi quindi siamo prima di tutto medici di noi stessi, ognuno ha il dovere di “curare” se stesso per primo, di liberare il proprio spirito, di abbassare l’armatura, la maschera che abbiamo costruito per evitare di apparire per quello che siamo veramente.

Se non viviamo bene, se qualcosa nella nostra vita sembra non andare come vogliamo, la risposa la possiamo trovare solo dentro di noi, non c’è nulla che non va in noi, è solo che con molta probabilità stiamo seguendo un copione che non ci appartiene.

Nella vita sembra di rivivere sempre gli stessi avvenimenti, ma la verità è che non sono le situazioni a ripetersi, bensì il nostro modo di viverle e rapportarci. Il senso della vita per tutti è essere se stessi, ritornare bambini, essere autentici come lo sono loro. I bambini, infatti, sono per la maggior parte del tempo felici perché non fingono di essere qualcosa che non sono.

Impariamo ad essere tutti noi medici di noi stessi, a curare la nostra anima prima di tutto e poi il nostro corpo, perché se l’anima è sana, lo sarà anche il corpo, ma se l’anima viene trascurata, allora anche il corpo inevitabilmente rifletterà tale malessere.

Articolo di Carmine Caso

Fonte: http://www.culturaeculture.it/diari/medico-cura-te-stesso-79207/

ORGOGLIO E PREGIUDIZIO
di Jane Austen

Orgoglio e Pregiudizio

di Jane Austen

Uno dei romanzi più famosi di Jane Austen e un ritratto vitale e approfondito della società inglese di fine '700.

I Bennet sono una famiglia rispettabile, ma non agiata, che vive nell'Hertfordshire, composta dai genitori e da cinque sorelle: Jane, Elisabeth, Mary, Catherine e Lydia.

La signora Bennet è una donna frivola e dal comportamento spesso imbarazzante, il cui unico scopo nella vita è quello di trovare un buon marito alle proprie figlie. Quando il ricco Charles Bingley si trasferisce vicino alla tenuta dei Bennet con le due sorelle e l'amico Darcy, si verificano cambiamenti importanti. Jane infatti si innamora, ricambiata, di Bingley, mentre tra Darcy ed Elisabeth si crea subito una forte antipatia.

Nei giorni successivi Jane si reca a trovare Miss Bingley, ma a causa di un temporale si ammala ed è costretta a restare a casa dell'amica. Elisabeth raggiunge la sorella per assisterla ed è proprio in questa occasione che Darcy approfondisce la sua conoscenza della ragazza e se ne innamora.

L'arroganza ed il pregiudizio di Darcy tuttavia lo portano a convincere Bingley che Jane non è innamorata di lui, allontanandolo così da Netherfield. Jane ne soff re moltissimo ed Elisabeth si convince ancora di più della bassezza morale di Darcy, causa dell'infelicità della sorella.

In seguito, durante un viaggio di piacere a Londra, Elisabeth incontra di nuovo Darcy; i due in quell'occasione hanno modo di chiarirsi ed i loro sentimenti sembrano finalmente superare i pregiudizi e l'orgoglio di classe.

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