La crescita segnalata nel corso del ventesimo secolo del QI (quoziente intellettivo) si è invertita: stiamo diventando tutti più stupidi, o piuttosto è questo strumento, che forse è da ritenere superato?
L’aumento del livello del quoziente intellettivo tra una generazione e l’altra, registrato nel corso del ‘900 è ufficialmente finito. L’analisi dei risultati di 730 mila test del QI effettuati in Norvegia, rivela che i punteggi sono in calo dalla metà degli anni ’70. Si tenta, ora, di fornire alcune possibili spiegazioni al declino.
Lo studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, fa scricchiolare quello che – tra chi si occupa di intelligenza e trend demografici – è noto come “Effetto Flynn”. Intorno agli anni ’80 del Novecento, il ricercatore neozelandese James R. Flynn osservò come, nella prima parte del secolo, il valore medio globale dell’intelligenza, valutata attraverso i test del QI, fosse cresciuto in modo lineare, aumentando di circa 3 punti per ogni decennio.
Dalla nuova analisi condotta dagli scienziati del Ragnar Frisch Centre for Economic Research, in Norvegia, emerge invece che questo effetto ha raggiunto il picco alla metà degli anni ’70, per poi entrare in declino. Il team ha acquisito i risultati dai test del QI di 730 mila ragazzi norvegesi di 18-19 anni valutati per il servizio militare obbligatorio. Dal 1970 al 2009, sono state reclutate tre generazioni di giovani uomini, nati tra il 1962 e il 1991. Tra i nati dopo il 1975, si è registrato un calo di punteggi medi pari a 7 punti per ogni generazione. Il risultato, inoltre, conferma alcuni altri studi, in parte condotti dallo stesso Flynn, sui teenager britannici.
È davvero un problema? La ricerca norvegese ha trovato che il calo dei punteggi si verifica anche all’interno delle stesse famiglie, fra fratelli maggiori e minori: le ragioni non sembrerebbero quindi di carattere demografico, come l’accumulo di geni non vantaggiosi in fasce particolari della popolazione ipotizzato in passato. Si pensa piuttosto a cambiamenti nello stile di vita e nelle abitudini dei ragazzi – che cosa e quanto leggono, come trascorrono il tempo libero, che tipo di istruzione ricevono – o anche, a un mancato adattamento del test del QI all’intelligenza moderna.
Il test potrebbe cogliere più facilmente alcune forme di ragionamento basato sulla cultura generale, sull’ampiezza di vocabolario e in generale su nozioni apprese (intelligenza cristallizzata), meno enfatizzate dal sistema educativo odierno, improntato molto sull’intelligenza fluida (l’abilità di vedere nuove connessioni e trovare soluzioni originali e creative). Esiste, infatti, da tempo una controversia riguardo a questo sistema di misura: che cos’è realmente l’intelligenza? E quanto ha a che fare, con i risultati accademici?
Fonte: https://www.focus.it/comportamento/psicologia/test-del-qi-i-punteggi-in-caduta-libera-dagli-anni-70