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Viviseziona il vegetariano

di Andrea Dotti

Un decalogo che illustra le categorie più diffuse di commensali vegfobici. Uno spaccato sociologico di un banchetto moderno.

Vegefobia

Vegefobia

«Oddio, e ora come glielo dico?» Una domanda che mi perseguita da dieci anni, ogni volta che mi trovo a cena fuori con semi-sconosciuti. Cerco di studiare il modo migliore per svelare il mio segreto infame e mi preparo al plotone d’esecuzione. Ora capisco come si sentivano i gerarchi nazisti a Norimberga. E adesso tocca a me.

Decido di tacere. Forse è la cosa migliore: resto zitto fino a quando è possibile. Saranno loro, al massimo, a scoprilo. Così la cena procede tranquillamente. Mangio quello che posso e quello che voglio. Poi, la catastrofe. C’è un tizio, uno qualunque, che si offre di farmi assaggiare parte della sua pietanza, sponsorizzandone la prelibatezza. Si tratta di una braciola di maiale in salsa barbecue, che, a quanto pare, è la fine del mondo. Eccolo: il dramma. «No, grazie. Sono vegetariano». È tipo come se mi fossi alzato e avessi sbattuto sul tavolo la mia tessera del Partito Nazista Tedesco. Silenzio. Tutti mi guardano. Quello che accade dopo è la fotografia di una comune cena a cui partecipa un vegetariano.

Segue un piccolo decalogo che illustra le categorie più diffuse di commensali vegfobici. Uno spaccato sociologico di un banchetto moderno.

 

CATEGORIA UNO: L’INDIGNATO

È forse quella più spiacevole da incontrare. Ai rappresentanti di questa categoria non interessa sapere le motivazioni della tua scelta, però ti interrogano ugualmente. Per loro non è importante convincerti che la tua scelta è sbagliata, in quanto lo danno già per assodato: non si può non mangiare carne. Secondo loro, se tutti fossero vegetariani saremo invasi da vacche e maiali. Probabilmente gli animali da fattoria conquisterebbero il mondo. Sei il primo vegetariano che hanno conosciuto: uno di quegli incontri che racconteranno agli amici.

 

CATEGORIA DUE: L’ANTROPOLOGO

«Se l’uomo non avesse iniziato a mangiare carne ora, probabilmente, si sarebbe estinto». L’antropologo basa la sua tesi sul fatto che è parte della nostra natura cibarci di altre specie animali. Le sue teorie poggiano su indiscutibili fonti storiche e filosofiche sull’evoluzione dell’essere umano. A quanto pare, per questi individui, chi cerca di domare i propri istinti è un essere spregevole. Per questo motivo il veg è una minaccia: a rischio c’è l’intera razza umana.

 

CATEGORIA TRE: IL NUTRIZIONISTA

È la mia categoria preferita. In loro c’è qualcosa di pedagogico. Il loro obiettivo è dimostrare che hai fatto una scelta distruttiva e autolesionista e che senza la carne probabilmente andrai incontro a una vita fatta di stenti e salute cagionevole. Attaccano dei pipponi sulle proteine e sul ferro e cercano in ogni modo di farti cambiare idea. Lo fanno per il tuo bene e quando vedono che non desisti, ti prendono la mano e ti dicono: «per l’amor del cielo, fatti almeno seguire da un medico».

 

CATEGORIA QUATTRO: IL CURIOSO

Così come per l’indignato, tu sei il primo vegetariano che incontra. Il curioso, però, non è antipatico. È solo noioso. Ma come mai non mangi la carne? Da quanto tempo? Ma lo fai perché non ti piace la carne o perché ti dispiace per gli animali? Ma il tonno lo mangi? E il prosciutto? E il pesce? Ma sei uno di quei vegetariani che non mangiano neanche le uova e il latte? E con le proteine come fai? Ma sei rimasto impressionato da bambino? Tuo nonno aveva i coniglietti e l’hai visto mentre gli spezzava il collo?

 

CATEGORIA CINQUE: IL VEGETARIANO

Di fronte a sé ha un piatto di carbonara fumante, con pezzi di pancetta di 5 chili l’uno. Lui però è un vegetariano, proprio come te. Molto spesso è una ragazza. È vegetariana, certo, ma a certe cose non riesce proprio a rinunciare! «Cioè, tipo, io il sushi lo adoro. E poi mia nonna fa una tagliata di vitello che è la fine del mondo. E vuoi mettere quando esci dalla discoteca e ti mangi un bel kebab? Per tutto il resto però sono vegetariana anch’io. Proprio come te».

 

CATEGORIA SEI: IL MORTIFICATO

Per lui il vegetarianismo è una malattia. Si sente in colpa per il fatto che si sta mangiando una bistecca di fronte a te. Non mente, è veramente dispiaciuto per te ed è convinto di aver fatto una figuraccia: «oddio scusa! È tutta la sera che parliamo di carne, bistecche e grigliate. Non lo sapevo che eri vegetariano!».

 

CATEGORIA SETTE: IL PROLETARIO

Secondo il proletario sei solamente un viziato. Invece di ringraziare il signore di averti dato la possibilità di sfondarti di prosciutto, tu hai scelto di fare il fighetto. «Figlio mio, se solo avessi conosciuto la fame…».

 

CATEGORIA OTTO: IL TEOLOGO

L’unica spiegazione plausibile per lui è che tu sia musulmano. Ti rispetta, perché è di sinistra, però è seriamente dispiaciuto di come la tua religione tratta le donne.

 

CATEGORIA NOVE: IL SOLIDALE

Per lui sei una specie di mistico. Un guru orientale in grado di non lasciarsi tentare dai piaceri della vita o un elfo che si nutre esclusivamente di corteccia di quercia. Per lui hai rinunciato per sempre ai piaceri della buona cucina. «Minchia! Io non so proprio come riesci a resistere. Io non potrei mai rinunciare alle costine, alla fiorentina, alla frittura di pesce, alla carne di manzo, all’agnello, all’hamburger, alla mortadella». Non bisogna farsi ingannare, anche se può sembrare dalla tua parte, non perde occasione per farti notare che si sta godendo la cena. «Mmmmh! Non sai cosa ti perdi. Ma chi te l’ha fatto fare?».

 

CATEGORIA DIECI: LO SMEMORATO

Durante tutta la cena non farà altro che proporti di assaggiare, di volta in volta, il suo tortino al tonno o l’antipasto di affettati. Ti consiglierà ristoranti e trattorie dove fanno la migliore carne alla griglia che si possa mangiare. Il vegetariano, in questo contesto, non deve dire nulla. Deve tacere. Aspettare. Ci penserà lui a correggersi. «Ah già! Tu sei vegetariano!».

Fonte: http://www.liberamenteservo.it

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Imparare a potare è un ottimo investimento: otterrai piante sane, un raccolto abbondante, frutta di miglior qualità.

«Non è facile insegnare la potatura con un libro, perché è una pratica che si impara facendo. Non per niente è arrivata ai nostri giorni tramandata dai contadini sul campo, di padre in figlio.

Oggi stiamo perdendo questo passaparola generazionale, in compenso abbiamo accesso a una mole incredibile di informazioni, tra libri, siti web e video tutorial. Capita però che questa abbondanza di fonti generi anche un po’ di confusione.

Abbiamo scritto questo libro cercando di dare a chi inizia un punto di riferimento solido. Sicuramente ciascuno imparerà a potare confrontandosi direttamente con le sue piante, più che leggendo, ma qualche buon consiglio può essere utile per orientarsi e anche per evitare una serie di errori comuni

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Il libro contiene inoltre schede dettagliate su come prendersi cura delle specie di piante più diffuse. Il risultato è un libro aggiornatissimo, facile da leggere e da mettere in pratica, indispensabile per chiunque voglia ottenere raccolti ricchi e di qualità.

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