Senzatetto e tossicodipendenti: in California si infrange il “sogno americano”

di Alice Battaglia

Nell’immaginario collettivo occidentale (e non solo), la California corrisponde ancora a un’immagine patinata di feste sulle spiagge, surf, bella gente e bella vita.

Una specie di summa opulenta dell’America felice che ha realizzato il proprio celeberrimo “sogno” in una perenne estate hollywoodiana. Ma a che punto sta il sogno americano oggi, proprio nella sua patria per antonomasia?

È interessante chiederselo proprio perché, mentre sul web circolano sempre più video a testimonianza dell’emergenza che lo Stato in questione sta vivendo, iniziano a fare capolino i primi segni di sconforto anche da parte dei media e del governo locale: in un editoriale di qualche giorno fa persino il Los Angeles Times si è chiesto “come può funzionare una città con 58.000 senzatetto?”. Il paese infatti, nonostante un lieve miglioramento nei propri bilanci, marcia ancora sul cratere del crack finanziario, e le fila di chi è stato colpito pesantemente dalla crisi degli anni recentemente trascorsi, si ingrossano ancora ed ancora.

Guardando indietro nella storia dello Stato, si può ricordare che già nel 1916 si avanzò l’idea di formare una “Commissione sui Matti”, chiedendo di istituire un vero e proprio organo volto a “deportare” presso gli Stati di origine (naturalmente quelli membri della stessa Unione) i cosiddetti “folli” che pesavano sulle casse della California, pur non essendovi originari. “A causa del suo meraviglioso clima e delle gradevoli condizioni di vita” si spiegava nella proposta, “la California finisce per essere l’approdo di molte persone malate… che per la maggior parte finiscono per pesare sul nostro bilancio”.

Negli anni ’80, venne realmente istituita una “Commissione sull’autostima”, che di bilancio statale ne assorbì una bella fetta, fortemente voluta da un eccentrico senatore democratico: John Vasconcellos. Vasconcellos è in qualche misura il padre morale dell’attuale pensiero mainstream dell’educazione sociale: è stato lui, difatti, a diffondere su scala nazionale (che poi sarebbe diventata globale) l’idea che ogni bambino o bambina, e poi ragazzo o ragazza, e infine ogni adulto fosse da considerarsi “un individuo unico e speciale”, e come unico e speciale, avesse fondamentalmente diritto a vedere soddisfatto qualsivoglia capriccio egoico.

Nel 1986, il senatore della California riuscì a convincere una pletora di suoi colleghi che la chiave di volta nella lotta al consumo di stupefacenti, consistesse nell’aumentare l’autostima dei tossicodipendenti, contro la bassa autostima, dalla quale sarebbero scaturiti i loro comportamenti violenti. Vennero coinvolti nella crociata scienziati e sociologi, capeggiati da Neil Smelser, professore emerito di sociologia che coordinò l’intero studio, e alla fine “l’onda dell’autostima” travolse tutte le scuole: circa l’85% di queste misero a disposizione spazi e personale, e lo Stato stanziò fondi a molti zeri per finanziare la giusta causa, al grido di “non importa quello che fai, ma chi sei”. Gli imputati nei processi per droga che accettarono di seguire i seminari sull’autostima, vennero ricompensati con applausi e cospicui sconti di pena.

Il viale del tramonto che sta portando al suicidio la California parte da molto lontano, passa dai bar che non servono i poliziotti per non infastidire i clienti e dai grandi sprechi economici e approda alle baraccopoli che strizzano l’occhio agli scenari apocalittici delle bidonville delle infinite periferie sudamericane. Dove lo sguardo non scorge più alcun sogno, ma solo spazzatura, e a perdita d’occhio.

Articolo di Alice Battaglia

Fonte: https://www.ilprimatonazionale.it/esteri/senzatetto-tossicodipendenti-california-sogno-americano-81436/

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