C’è anche il dipartimento di Fisica dell’Università Statale di Milano tra i partecipanti all’esperimento di biologia “HortExtreme”, selezionato per la missione Amadee-18 e realizzato in sinergia con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA).
Il progetto è stato selezionato perché in grado di sviluppare ecosistemi chiusi per la produzione in situ delle risorse necessarie alle missioni umane di esplorazione del Sistema Solare. I ricercatori del dipartimento di Fisica dell’Università Statale di Milano sono impegnati da anni a realizzare esperimenti in Antartide, sulle Alpi e nello Spazio.
“Grazie all’esperienza maturata svolgendo esperimenti scientifici in ambienti estremi e ostili e alla necessità di sistemi di sopravvivenza sia degli umani che della strumentazione, forniremo il contributo necessario all’installazione dei sistemi di coltivazione idroponica – hanno spiegato Francesco Cavaliere e Marco Potenza del dipartimento di Fisica dell’ateneo lombardo. Questo è il naturale proseguimento dello sviluppo di moduli abitativi resistenti fino a -80°C e a venti oltre i 100 km/h, che porterà allo sviluppo di serre gonfiabili dotate di una rete di sensoristica avanzata, per tutti i parametri indispensabili alla vita umana e vegetale su Marte”.
Garantire una dieta equilibrata anche nello spazio
L’obiettivo dell’orto maziano è quello di garantire un corretto apporto nutrizionale ai membri dell’equipaggio, assicurando un’alimentazione di alta qualità grazie a un sistema di coltivazione idroponica e senza l’uso di pesticidi e agrofarmaci. Per la missione sono state scelte piantine di cavolo rosso e radicchio, verdure che completano il loro ciclo vitale in sole due settimane.
Dal deserto allo spazio
Il prototipo dell’orto spaziale sarà spedito il prossimo 15 gennaio da Innsbruck al campo base allestito in Oman, dove a partire dal mese di febbraio e per quattro settimane, l’astronauta Claudia Kobald, insieme ad altri quattro colleghi, porterà avanti la sua missione di simulazione coltivando le verdure.
L’orto marziano sarà posizionato nel deserto del Dhofar, scelto come sito per la missione per via di alcune caratteristiche che lo accomunano al Pianeta Rosso. Tra queste ci sono le strutture sedimentarie risalenti al Paleocene e all’Eocene, le cupole saline del South Oman Salt Basin e le antiche aiuole fluviali, le superfici sabbiose e rocciose con grande variabilità nell’inclinazione e un clima tropicale-desertico, con temperature previste a febbraio che variano tipicamente tra 16 e 27 °C. Le precipitazioni sono scarse e in quel periodo raggiungono i 10 mm.
Gli scopi della missione Amadee-18
La missione Amadee-18, che è giunta alla sua dodicesima edizione, punta a studiare e validare gli equipaggiamenti che potranno essere impiegati nel corso delle future missioni umane su Marte; inoltre, si occupa di fornire piattaforme per tecniche di geofisica e per l’identificazione di tracce di vita, nonché valutare la mobilità di rover su un terreno analogo a quello marziano e in una condizione di supporto del team da remoto.
Fonte: https://rivistanatura.com/lorto-spaziale-coltivare-le-verdure-marte/