di Gabriele Sannino
Il grande filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, ha descritto nei suoi studi tre stadi dell’evoluzione della coscienza umana, i quali se percorsi e sperimentati tutti, possono portare l’uomo verso elevati livelli di comprensione e saggezza.
Il primo di questi stadi dello sviluppo umano è quello del cammello: qui i condizionamenti infantili, i modelli, i valori e i comportamenti dei genitori e degli antenati la fanno da padrona. In pratica si assumono valori e comportamenti di chi ci ha preceduto e influenzato, e con essi anche tutti gli errori e le inconsapevolezze tipiche di ogni essere umano, perfino di chi ci ha cresciuto.
Nello stadio del cammello diciamo sì ad ogni cosa, dato che la nostra coscienza è come bloccata e ancorata a questo passato; in sostanza manchiamo di capacita’ critica e fatichiamo a decidere per noi stessi. Come “cammelli” infatti non rischiamo nuovi modi di vivere e pensare, facciamo continuamente compromessi in nome di un’armonia che in realtà’ spesso non c’è – a patto proprio di soffocare la nostra consapevolezza – ma sviluppiamo le “nostre” radici che possono darci, qualche volta, perfino un senso di appartenenza.
Il secondo stadio, invece, è quello del leone: qui ci ribelliamo contro il vecchio, a volte con rabbia e collera. È proprio la rabbia che sveglia la forza e il coraggio di cui abbiamo bisogno per uscire dalla scatola in cui siamo nati e cresciuti. Questo periodo di ribellione – tipico per esempio degli adolescenti che per questo fanno gli anticonformisti – può durare a volte fino all’età adulta, e può portare anche a un nulla di fatto, specie se il cammello che è in noi alla fine prende il sopravvento.
A volte sono proprio i figli che riescono a far diventare leoni i genitori: questi infatti, quando i figli sono in età adulta, percepiscono la gabbia nella quale hanno sempre vissuto e cominciano il processo di separazione da ciò che un tempo credevano giusto per loro. Quando il leone dentro di noi ha fatto il suo percorso – o meglio quando il processo di separazione che porta con se rabbia e senso di ribellione è passato – ecco che si arriva al terzo stadio, quello che Nietzsche definisce il “bambino”.
In sostanza, in questo stadio (che per il filosofo è lo stadio finale della coscienza) la rabbia e il risentimento lasciano spazio a una maturità senza giudizio ne negatività, una maturità che accetta le cose così come sono, ma che si ribella e sa farsi rispettare qualora non si venga rispettati. A questo livello non c’è più l’accondiscenda e la sudditanza del cammello, né la rabbia del leone.
In questo stadio, apprezziamo la bellezza e la ricchezza di ciò che siamo e abbiamo ereditato, liberandoci però dalla negatività e dalla repressione che ci hanno accompagnati. Possiamo perfino riabbracciare le nostre radici, anche se lo faremo con uno spirito del tutto diverso da quello del cammello.
Secondo il filosofo, moltissime persone oggi sono ferme o oscillano tra i primi due stadi, ovvero quello del cammello e del leone: per chi vi scrive tornare “bambini”, recuperando un’innocenza che non è ingenuità ma anzi vera consapevolezza, è il vero fine di questa breve parentesi per l’anima, che noi tutti chiamiamo vita
Articolo di Gabriele Sannino
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