di Valentina Di Fonzo
Balconi illuminati da luci colorate, finestre che lasciano scorgere alberi di Natale luminosi, negozi e strade addobbate a festa, tutti felici e pieni di vita, almeno un mese l’anno.
Il Natale piace a tutti come a tutti gli Italiani piace la pasta. Così deve essere per cultura e stereotipi. Tutti insieme a tavola, tutti a scartare regali, ma quanto di ciò è vero per tutti? In quanti sentono veramente illuminato da tutte queste lucette intermittenti il buio della loro esistenza? Quanti di noi vorrebbero catapultarsi direttamente alla fine delle feste, al 7 gennaio?
Questo fenomeno è riconosciuto negli ultimi anni come Christmas Blues o Holiday Blues (depressione natalizia o delle vacanze) e colpisce, secondo studi statistici, addirittura una persona su due. A soffrirne maggiormente è chi ha disturbi di natura sociale, esistenziale o legati alla propria realizzazione o chi vive un cambiamento drastico nella propria esistenza.
È un periodo legato alla solitudine ed al senso di fallimento. In cui si tende a sentire stretta la maschera sociale che impone di dover essere felici per forza, di dover festeggiare per forza, di dover stare insieme alle proprie famiglie. Non ci si può chiamare fuori, anche a costo della finzione più spudorata. È in questo contesto che si genera il panico che spesso precede la depressione.
Lo studioso Hillman per spiegare il fenomeno del panico, fa riferimento all’etimologia del termine stesso: dal greco πᾶν (il “tutto”). Ed è proprio nel dettaglio, in quello natalizio, che compare nella mente dell’individuo il tutto della sua vita ed è il momento in cui viene posseduto dal dio che, sempre per lo studioso di matrice junghiana, è il padre di questo fenomeno psichico, ossia Pan.
Il riferimento alle divinità greche, per meglio comprendere i disturbi psichici senza troppa erudizione, fa parte della psicologia dinamico-archetipica. Cresce sulla teoria secondo la quale molte nostre strutture psichiche vengano dall’antichità classica che spiegava i disturbi psichici di personalità con la possessione del soggetto malato, da parte di qualche divinità che gli conferiva le sue caratteristiche. Tornando a Pan, Pan è un satiro ed è responsabile di panico e paura, irrompe improvvisamente e con irruenza, battendo lo zoccolo, nella vita psichica del soggetto in momenti di perdita di senso e coscienza di sé. Il richiamo di Pan è così forte perché viene dalla Natura e dall’istinto.
È di fronte al tutto di un’esistenza poco risolta o da poco messa in discussione che il soggetto sente la depressione sulle spalle e cerca l’isolamento ed il buio della sua casa, magari somatizza e, con qualche tipo di malore, evita pranzi e momenti di aggregazione. Ed il tempo che vorrebbe volasse, si ferma sotto un albero di Natale a luci spente, dove comincia a scartare la sua vita, strato dopo strato, trovando in quel pacchetto solo tanta tristezza e solitudine.
Quando ci ritroveremo nelle nostre case, addobbate a festa, presi dai preparativi del cenone, facciamo il regalo più bello a quella persona che magari sappiamo essere in un periodo particolare della sua vita: invitiamolo a casa nostra, andiamo oltre silenzi, scuse o chiamate rifiutate. Sostituiamo una scatola incartata con un abbraccio e strappiamo un amico al buio del Christmas Blues.
Articolo di Valentina Di Fonzo
Fonte: https://www.liberopensiero.eu/2017/12/18/natale-vita-luci-depressione-albero/