Le Persone… cambiano

Quante volte, davanti ad una relazione interpersonale distrutta, abbiamo pensato che le persone cambiano?

Amici e parenti che hanno detto o fatto cose che non immaginavamo possibili, compagni che sembrano non assomigliare più alle persone delle quali ci eravamo innamorati…

Eppure, se ci pensiamo, in natura tutto cambia, si trasforma. Anche le persone cambiano con gli anni, a seconda di quello che pensano, delle esperienze che hanno vissuto etc. Il problema delle relazioni interpersonali, quindi, non risiede nel fatto stesso che le persone cambiano, ma nel nostro modo di vedere gli altri.

Quando siamo amici di qualcuno o ci innamoriamo di qualcuno, tendiamo a costruirgli intorno un’immagine, gli diamo, seppur inconsciamente, un ruolo che ci aspettiamo che ricopra per tutta la sua vita. Se questo, come è altamente prevedibile, dato che le persone cambiano, non accade, rimaniamo sorpresi, delusi, ci sentiamo traditi.

Però noi stessi siamo in continua evoluzione e ci infastidisce se qualcuno ci etichetta con i nostri difetti (“è uno geloso”, “è uno introverso”… ), ma anche con le nostre virtù (“è un secchione”, “è troppo buono”… ), specie se sono cose che appartengono al nostro passato… lati del nostro carattere che non fanno più parte del nostro modo di essere, ma che la gente continua a considerare presenti in noi.

Allo stesso tempo, quando le persone hanno dei vizi o hanno commesso qualcosa di spiacevole, tendiamo a convincerci che quelle persone non potranno cambiare mai in meglio. Lo sento dire spesso da chi è stato tradito, oppure da chi ha subito dei torti ripetutamente nella vita.

Ma allora le persone cambiano oppure no?

Le persone cambiano, anche se non è affatto scontato che cambino in meglio. Il punto è che non ci prendiamo mai il tempo, per ascoltare e diventare così pienamente consapevoli di quello che sta accadendo, nel cuore e nella mente di chi abbiamo intorno.

Le persone cambiano ma non lo fanno di certo all’improvviso. Ogni trasformazione avviene lentamente sotto i nostri occhi, ma se all’improvviso ci stupiamo di fronte a chi credevamo di conoscere bene, evidentemente la nostra attenzione è stata rivolta ad altro, e per troppo tempo…

Fonte: https://www.mr-loto.it/2015/le-persone-cambiano.html

SENZA OFFESA, FAI SCHIFO
La critica che fa bene agli altri e fa star meglio te
di Ludovica Scarpa

Senza Offesa, Fai Schifo

La critica che fa bene agli altri e fa star meglio te

di Ludovica Scarpa

La nostra società, a cominciare dalle piccole cose quotidiane, in famiglia come sul lavoro, è segnata dalla diffidenza, dall'ansia, dalla frustrazione. Critichiamo tutto e tutti, in continuazione, perchè non siamo soddisfatti di ciò che abbiamo, ma soprattutto perchè vogliamo "avere ragione".

La chiave del cambiamento sta nel trasformare le critiche in forme speciali di desiderio: non più parole che feriscono, svalutano, sminuiscono, respingono, ma parole con cui ci apriamo all'emergenza e agli altri, anche quelli che non sopportiamo, prendendoci cura di loro, interpretandone i bisogni, le aperture come le chiusure.

Questo libro inaugura un atteggiamento nuovo, un "micromisticismo applicato" alla vita quotidiana. Secondo Ludovica Scarpa la critica può diventare un regalo, all'insegna di un "rinascimento comunicativo" che superi la cultura della paura e del controllo, il linguaggio del rifiuto: "essere critici ed empatici, autentici e gentili", anche se il mondo intero sembra avercela con noi, spezzando il circolo vizioso del risentimento e lasciando emergere lo stupore e il sorriso.

"Fissarci sui comportamenti degli altri e criticarli ha il vantaggio immediato di farci sentire competenti, dalla parte di chi sa come devono andare le cose, e di evitarci di focalizzare la nostra attenzione su come ci sentiamo dentro di noi: sulla nostra delusione, sulla nostra frustrazione e sul nostro senso di impotenza, quando le cose non vanno come preferiremmo. Criticare gli altri ci evita di prenderci la responsabilità di chiarire i nostri desideri e scopi, di esplicitare la nostra visione del mondo, con cui confrontiamo implicitamente quel che percepiamo, per riuscire a criticarlo. Ci risparmia di accorgerci se le nostre aspettative sono diventate pretese, e di chiederci in nome di che cosa il mondo dovrebbe attenervisi."

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