di Cinzia Palmacci
Spagna e Italia sono finite nel mirino dell’agenda mondialista? La prima attraverso gli ultimi rigurgiti indipendentisti, l’Italia invece deve fronteggiare i pericoli che puntano diritti all’indebolimento dell’identità nazionale.
Se osserviamo quello che sta accadendo in questi ultimi periodi, pare proprio che sia l’Italia che la Spagna siano finite nel mirino dell’agenda mondialista. La Spagna, attraverso gli ultimi rigurgiti indipendentisti della Catalogna, che mirano a minare il governo nazionale di destra capeggiato da Mariano Rajoy, mentre l’Italia, almeno da quando ha una maggioranza di sinistra al potere, si è trovata più volte a dover fronteggiare pericoli che puntano diritti all’indebolimento dell’identità nazionale e allo svilimento delle sue potenzialità sotto tutti gli aspetti, primariamente quello economico e finanziario.
Inutile dire che i governi e le forze di destra costituiscono per l’agenda mondialista un ostacolo non da poco, per asfaltare completamente la democrazia e il forte senso di identità nazionale, e che solo le destre autentiche sanno suscitare nel popolo. Quando un popolo è saldo nella sua unità e nel suo orgoglio di patria, nessuna minaccia esterna può, infatti, avere chances. E questo i signori della globalizzazione lo sanno bene.
Ma mentre la Spagna sembra più consapevole di tutto ciò, con la gente scesa in piazza per rivendicare con orgoglio la propria unità nazionale, l’Italia si trova in grandi ambasce dando l’idea di un paese immobile e incapace di prendere in mano la situazione. A destare una comprensibile preoccupazione la legge sullo Ius Soli, ossia la cittadinanza agli stranieri nati in Italia, ma la cui vera motivazione politica degenerante, sarà quella di ricomprendere anche gli immigrati che continuano a sbarcare senza sosta sulle nostre coste. La sinistra italiana si frega già le mani al solo pensiero di una marea di voti in più, che questi disperati si vedranno costretti ad assicurare a chi gli ha promesso casa e lavoro in Italia.
E gli italiani che la casa e il lavoro non ce l’hanno? Che si arrangino… Nel 2015 ci siamo salvati in calcio d’angolo quando Renzi e i suoi ottennero il voto favorevole alla Camera per l’approvazione della legge che istituiva lo Ius Soli. Il testo è stato approvato con 310 sì, 66 no e 83 astenuti. Al voto finale si sono astenuti i deputati M5S che hanno dichiarato di ritenere “inutile” tale testo, mentre contro hanno votato quelli di Lega, Fdi e Fi. Poi sappiamo com’è andata. Dopo il voto del 4 dicembre Renzi ha dato le dimissioni per lasciare il posto al suo ologramma Gentiloni.
E la storia si ripete. Questa volta con un tocco di patetico che non guasta: la promessa di un digiuno dei politici di sinistra in favore del riesumato Ius Soli (la mensa gratis della Camera se ne farà una ragione). Scherzi a parte. La cittadinanza italiana sarebbe destinata a diventare un automatismo, frutto di un iter burocratico piuttosto che di un atto d’amore e di identità culturale.
La pressione del fenomeno migratorio che avviene in questo periodo, non casuale ma provocata dalle centrali mondialiste secondo un progetto pianificato da tempo, ha ulteriormente rafforzato la spinta all’approvazione della legge, per consentire in tempi rapidi anche in Italia, la certificazione avvenuta della società multiculturale aperta, che metterà la parola fine su molti secoli di tradizioni culturali italiane ed aprirà le porte alle nuove culture emergenti di provenienza dei nuovi cittadini.
Il piano delle Nazioni Unite per la soluzione del problema demografico in Italia (e di altri paesi europei), prevede assurdamente di rimpiazzare l’Europa che invecchia, con un massiccio afflusso di immigrati dall’Africa e dall’Asia. Di fatto questo piano dell’ONU rientra perfettamente nel vecchio “piano Kalergi” che pochi conoscono, ma che sta alla base del progetto originario dell’Unione Europea.
Non a caso il progetto viene appoggiato e sostenuto dalla Commissione Europea, che ha imposto all’Italia, come ad altri paesi europei, di accogliere le masse dei migranti clandestini che arrivano dall’Africa. E qui si inserisce anche l’improvvisa voglia di indipendentismo della Catalogna che, grazie ai cospicui finanziamenti dell’Open Society Foundation di Soros, fa la voce grossa e si sente forte dell’appoggio finanziario notevole su cui sa di poter contare.
Soros finanziò con 27.049 dollari il consiglio per la diplomazia pubblica della Catalogna. Non solo. Anche l’associazione Sos Racisme Catalunya ricevette la bellezza di 80 mila dollari dal “filantropo” americano. Lo scopo presunto? L’associazione in questione, differentemente da altri movimenti catalani, sostiene la bontà dei fenomeni migratori e degli ingressi dei rifugiati nel territorio spagnolo. E sempre a Sos Racisme Catalunya, l’Open Society avrebbe fornito sostegno legale.
La Catalogna, del resto, è una rappresentazione congeniale all’idea che Soros e i mondialisti hanno della società da costruire: un mescolamento di razze e culture che finirebbe per creare caos e un’escalation di malcontento, che potrebbe portare ad un eccidio immane con perdite notevoli di vite umane sia europee che africane.
Risultato: gli assetti sociali della Spagna e dell’Italia apparirebbero molto lontane dall’idea di arricchimento culturale e di pace sociale che la sinistra mondialista cerca di far passare per buone. Ma forse non ha fatto i conti con l’ondata di risveglio delle destre, che ormai sta investendo tutta l’Europa, e speriamo anche l’Italia.
Articolo di Cinzia Palmacci