Quando il plotone d’esecuzione il 15 ottobre 1917 eseguì a Vincennes la pena capitale nei confronti della danzatrice olandese Margaretha Geertruida Zelle, in arte Mata Hari, condannata a morte in Francia con l’accusa di essere una spia della Germania, lei ricambiò più volte il saluto con cortesi cenni del capo, blandamente legata a un palo.
Rifiutata la benda poté fissare i dodici fanti ai quali era stato assegnato il compito di giustiziarla: uno di essi, secondo regola, aveva il fucile caricato a salve. Degli undici colpi, otto andarono a vuoto, ultima galanteria dei militari di Francia, uno la colpì al ginocchio, uno al fianco, il terzo la fulminò al cuore: il maresciallo Pétey diede un inutile colpo di grazia alla nuca.
Nessuno reclamò la salma, sepolta in una fossa comune. Eppure la danzatrice senza veli aveva fatto impazzire con il suo corpo gli uomini di tutta Europa. Mata Hari nasceva a Leeuwarden, il 7 agosto 1876, unica femmina dei quattro figli dei coniugi Adam Zelle e Antje van der Meulen.
Già a scuola veniva notata per la sua fisicità diversa dalle altre sue compagne: altezza 1,78, pelle scura, capelli e occhi neri. Aveva 13 anni quando i suoi genitori si separarono. La madre morì subito dopo e Mata finì a studiare da uno zio a L’Aia. Per fuggire al suo controllo, rispose all’annuncio di un ufficiale, il capitano Rudolph Mac Leod, di stanza nelle colonie d’Indonesia, dove si era però ammalato, che cercava moglie ad Amsterdam. Si sposarono e nel 1896 nacque il figlio Norman John.
Subito dopo il capitano venne richiamato in servizio e la famiglia s’imbarcò per Giava. Nel 1898 nacque Jeanne Louise (morta nel 1919) detta Non, in malese Nonah, piccola. Ma in casa c’era l’inferno: la coppia litigava per la gelosia del marito divenuto alcolista. Mata nel frattempo s’innamorò delle danze orientali a Sumatra, dove il capitano venne trasferito con la famiglia. Intanto alla coppia arrivò il colpo di grazia con la morte del figlio Norman avvelenato da una medicina somministrata dalla domestica per vendicare il marito punito del comandante.
Dopo il tragico evento la famiglia tornò a Giava, dove Matha s’ammalò di tifo. Rientrarono in Europa e suo marito raggiunta la pensione volle separarsi togliendole l’affidamento della figlia. Mata decise allora di tentare la fortuna a Parigi. Era il 1903, era sola e per mantenersi faceva la modella di un pittore, o la prostituta. La svolta fu quella di diventare l’amante del barone Henri de Marguérie, trovando poi un lavoro come amazzone nella scuola d’equitazione di Molier. Ma una sera Mata si esibì in una festa nella sua danza orientale. Fu un vero successo che la portò a danzare in altre case private.
Lady Mac Leod finì sui giornali con la sua danza a casa della cantante Kiréevsky. La notò dunque il collezionista di oggetti orientali Guimet, che le chiese di danzare nel suo museo, cambiandole nome. Scelse Mata Hari, in malese Occhio dell’Alba e Sole. Consacrata nel 1905, con uno spettacolo all’Olympia, Mata si esibì in seguito nei maggiori teatri europei ed ebbe amanti influenti. Nel 1906 divorziò da suo marito. A Berlino si legò ad un ricco ufficiale, Hans Kiepert. Intanto suo padre pubblicò una biografia della figlia dove inventava parentele di sangue blu. Mata confermò la sua versione: l’ex cappellaio era un ufficiale mentre sua nonna era una principessa di Giava.
Lei aveva vissuto a Nuova Delhi tra maharaja e tigri, come dimostrava la pelliccia che indossava, in realtà acquistata in un negozio di Alessandria d’Egitto. Nel 1911 raggiunse l’apice del successo, partecipando al Teatro alla Scala di Milano, alla Armida di Gluck, tratta dalla “Gerusalemme liberata” del Tasso, nel ruolo del Piacere.
Nel 1916 tornò a L’Aja, dove frequentò il console tedesco Alfred von Kremer che l’assoldò come spia al servizio della Germania, incaricandola di fornire informazioni sull’aeroporto di Contrexéville, a Vittel, in Francia, dove lei faceva visita al suo amante, il capitano russo Vadim Masslov, ricoverato nell’ospedale di quella città.
Mata divenne agente H21, poi fu istruita in Germania dalla nota spia “Fraulein Doktor” che l’immatricolò con il codice AF44. Ma ignorava di essere già sorvegliata dal controspionaggio inglese e francese: il suo doppio gioco le costò la vita, nonostante lei negasse tutto sostenendo che la denuncia era la vendetta di un uomo respinto. I tanti ufficiali francesi dei quali fu amante, interrogati la difesero.
Fonte: http://www.blitzquotidiano.it/foto-notizie/mata-hari-100-anni-mori-spia-2773110/